Clistere punitivo
C’è innanzitutto da riflettere sul fatto che il clistere punitivo indubbiamente non nasce come tale (come invece, al contrario, si può dire per sculacciate, frusta, immobilizzazioni/bondage..), né come pratica erotica (sodomizzazione maschile o femminile , introduzione di oggetti in ano o vagina).
Il clistere è prima di tutto una terapia medica, una cura ambulatoriale o casalinga con evidenti scopi fisiologici. Può però tramutarsi in qualcosa di molto diverso ed è appunto questa particolare ambiguità che conferisce al clistere delle caratteristiche a mio avviso del tutto speciali nell’ambito delle pratiche S/M, ed erotiche in generale.
In questo contesto lo si chiama, già da tempi lontani, giuliva siringa alludendo ai piaceri ricavati da chi somministrava e chi riceveva.L’aspetto S/M è evidente a tutti. È però interessante notare come nel clistere tale aspetto può a volte venire a galla in modo involontario o comunque non premeditato.
È possibile infatti che una persona riceva un clistere puramente terapeutico provando nel contempo (e suo malgrado…) delle sensazioni masochiste, come non è improbabile che un’infermiera, un infermiere o altra persona che somministri abitualmente i clisteri venga, in certi casi, pervasa da un… “sadico spiritello” e provi quindi eccitazione ad essere in quella particolare posizione dominante. Tutto ovviamente dipende dall’altra persona presente nella situazione, che può “ispirare”‘ oppure no certe particolari fantasie e sensazioni.
Anche quando il clistere è usato a scopo unicamente punitivo (come ad esempio in un “gioco S/M” tra persone consenzienti) tale aspetto terapeutico è ugualmente presente (magari a livello inconscio) tra le persone facenti parte del gioco: oltre al chiaro desiderio di “regredire” in un particolare periodo dell’infanzia e rivivere ancora quelle tipiche sensazioni di paura, timore, dolore ed angoscia che tutti hanno avuto l’occasione di conoscere, c’è — specialmente da parte di chi riceve il clistere — la consapevolezza di un’umiliazione aggiuntiva: dover (e voler) subire tale fastidiosa ed a volte dolorosa terapia senza alcun motivo realmente fisiologico, bensì al solo fine di soddisfare l’altrui desiderio di Dominazione fisicopsicologica.
Anche la persona che somministra il clistere è consapevole di questo meccanismo mentale, però è indubbiamente sul soggetto passivo che tutto ciò “pesa” di più… È peraltro evidente come una persona adulta sottoposta a clistere provi ben più “vergogna” ed imbarazzo rispetto ad un/una adolescente che in tale situazione ci trova con tutta probabilità soltanto dolore e/o fastidio.
La somministrazione mediante enteroclisma, tubo della doccia, imbuto con tubo finale o altra attrezzatura meccanica provoca poi nella persona ricettiva una certa sensazione di impotenza a fermare l’introduzione del liquido, che entra in maniera continua, ma… inesorabile, fino all’ultima goccia! Ecco allora i fugaci sguardi verso l’enteroclisma a controllare la quantità di liquido ancora da assumere (sempre “ancora troppo”) e le inutili suppliche verso la sadica infermiera o il sadico infermiere tendenti ad ottenere un improbabile sconto su quanto pattuito.
Per contro, la somministrazione del clistere mediante peretta o siringa presenta la non trascurabile caratteristica di far “sentire” al soggetto passivo la propria più o meno marcata determinazione nell’introdurre la lavanda intestinale, potendo la parte attiva operare un certo dosaggio nel premere la peretta o la siringa, a seconda delle reazioni di chi subisce, oppure tenendo conto dei diversi scopi che si vogliono ottenere.
Così ad esempio, un Padrone severo premerà con decisione, a scatti, la peretta al fine di rendere quasi insopportabile l’introduzione del liquido (in genere molto caldo), mentre una gentile infermiera potrà procedere con ben più dolcezza e comprensione, premendo lentamente ed in modo graduale sulla peretta piena d’acqua tiepida, in modo che il clistere risulti alla fine un’esperienza del tutto piacevole, fatti salvi ovviamente, gli evidenti aspetti di umiliazione e mortificazione psicologica, sempre presenti in questo tipo di situazione.
Ci sono poi altri importanti elementi da prendere in considerazione, come ad esempio gli svariati tipi di liquidi del clistere che si possono usare, le posizioni da far assumere al soggetto passivo, le umiliazioni verbali, le sonore sculacciate “coadiuvanti”, il tempo di somministrazione, il numero di persone presenti, il tempo di ritenzione del clistere , e via dicendo… Tutte variabili molto importanti che possono da sole (o una soltanto) modificare di molto l’esito e l’aspetto sostanziale di un clistere, che da malizioso può divenire punitivo, insopportabile, altamente umiliante, traumatico, devastante…
Oltre a ciò nella pratica del clistere è insita una chiara implicazione di ordine scatologico, con tutti i suoi pregiudizi ed i suoi tabù. L’aspetto shit o cacca che dir si voglia è qualcosa che oggi più che mai intriga non pochi. Anche se non si verifica l’evacuazione finale in presenza di altre persone, già il clistere di per se stesso conduce al concetto di svuotamento, di liberarsi delle “cose sporche” (che possono pur sempre nascondersi dentro un corpicino delizioso…), con tutti i relativi atavici tabù per quanto riguarda gli odori sgradevoli, il materiale “da espellere”, l’ingiustificata vergogna di essere consapevoli di “produrre rifiuti”, che quando vengono alla luce sono fatti subito sparire, ecc. ecc. ecc.
E cosi provate a pensare ad una donna giovane carina, sempre elegante, truccata e profumata, costretta ora a subire un copioso clistere, emolliente ed evacuante: due litri d’acqua decisamente calda, con un bel po’ di olio di oliva… Lei non dovrà “farsela addosso in pubblico”, ma – per lei – è come se lo dovesse fare: c’è nell’aria, “il significato” del clistere ed i rumori nella sua pancia lo stanno a testimoniare.
Quando assumerà a fatica le ultime gocce e scapperà in bagno senza più alcun contegno, sarà come l’avesse fatto lì. Il tutto, è così chiaramente immaginabile, da divenire palese… Il clistere l’ha fatta “spogliare” davanti ai presenti, costringendola a mostrarsi più di quel che avrebbe voluto. Non sarà necessaria l’evacuazione in un catino davanti a tutti: basterà guardare il suo viso mentre con impazienza, correrà verso il bagno. Profumi, rossetto, eleganza: escrementi, rumori, spruzzi! In questo stridente contrasto la sua grande umiliazione e l’eccitata soddisfazione dei presenti.