Il lento scivolare di una coppia verso l’abisso della sottomissione 3
La sessione con la cagna era stata assai deludente per un padrone autoritario, esigente e severo come sono io.
Da come reagiva al telefono alle legnate con il cucchiaio di legno da cucina appariva molto più resistente di quello che si era rivelata essere alla prova dei fatti. Ai miei occhi era colpevole soprattutto di alcuni fatti: torturata sui capezzoli con attaccapanni e ganci per tende si era messa a gridare di dolore senza chiedermi il permesso e nonostante dopo la punizione successiva che le avevo dato non l’avesse più fatto si trattò di une vero e proprio affronto e mi dissi che dovevo mandare alla cagna un messaggio chiaro che non si sarebbe mai più dovuta comportare così e avrei potuto farlo solo dandole una lezione che non avrebbe dimenticato difficilmente per tutta la vita.
Non riuscivo però a farmi venire in mente una punizione veramente magistrale che la schiava avrebbe dovuto subire, fino a che non mi venne in mente che vicino alla città della cagna stava un mio ex collega che condivideva con me la passione della dominazione, ma soprattutto era uno dei master più sadici presenti in Italia e sarebbe stata la persona giusta per dare la lezione giusta alla cagna.
Telefonai al marito parlandogli della cosa e lui fu subito contento dell’idea cosa che non avevo dubbi, visto che a lui piace assistere al massacro e alla distruzione fisica e mentale della moglie.
Telefonai al mio amico che si chiamava Marco, che si trovò subito entusiasta dell’idea, gli dissi subito che aveva dei limiti non poteva ne’ fare scat, ne’ lasciarle segni permanenti, ma mi disse subito che ciò non avrebbe rappresentato un problema.
Allora mi sono mosso per organizzare l’incontro che questa volta facemmo in un albergo del centro Italia, scelto soprattutto per essere una delle poche strutture alberghiere presenti nel nostro paese con attrezzature per il bdsm.
Questa volta io però non sarei stato presente, avrei solo assistito per dirigere le operazioni, assicurarmi che non ci fossero incidenti, che Marco non esagerasse ne’ in sadismo, ne’ soprattutto in poco sadismo che era la cosa che mi premeva di più.
La sessione punitiva cominciò con un gruppo di extracomunitari che vennero invitati a pisciare sul pavimento della stanza, e la cagna costretta con la sua lingua a ripulire tutto. Per la prima volta la vidi messa a dura prova. Quando la stanza fu pulita e aveva quasi finito vomitò, non c’è l’aveva fatta a ingurgitare tutto quel piscio. Marco la insultò con i peggiori epiteti e le ordinò di ripulire la stanza leccando anche il suo stesso vomito, ma lei disse di no.
La punizione fu terribile cominciò a frustarle il culo con la frusta a nerbo di bue fino a quando non avrebbe ricominciato a ripulire tutto(mi guardai ovviamente da intervenire in suo favore). Alla decima frustata, con il sedere che le bruciava, ricominciò a ripulire tra enormi sofferenze anche il suo vomito, e con grande forza di volontà riuscì’ a non vomitare ancora, non si Sa bene come.
Marco a questo punto legò la cagna al letto in modo da immobilizzarla in modo sicuro e estrasse dalla borsa gli aghi, ne infilò uno in un capezzolo tra urla indicibili della cagna che venne subito rimproverata nel peggior modo possibile da me di questo fatto, non avendocene chiesto il permesso. Lei allora non appena il finii di parlare ci chiese il permesso di poter urlare il suo dolore cosa che le fu negata da Marco, perché’ gli dice che avrebbe dovuto farlo prima, e anzi di stare attenta che se continuerà ‘ a disubbidire avrà’ delle punizioni ancora più terrificanti. Le inserisce un ago anche nell’altro capezzolo e seppur tra sofferenze indicibili non urla dal dolore. Marco a questo punto onorando il titolo di super sadico che si è fatto impianta un altro ago nel clitoride della cagna, che questa volta non riesce a trattenere le urla di un dolore che si è fatto veramente fortissimo. A questo punto Marco estrae gli aghi dai capezzoli e dalle parti intime della cagna che crede di aver passato il peggio, invece non Sa che altre sofferenze la aspettano.
Viene punita per aver urlato di dolore senza averne chiesto il permesso, con trenta frustate con il nerbo di bue.
Legata di nuovo al letto viene sottoposta alla terribile tortura dell’orgasmo forzato: Marco lega un vibratore alla passerina che viene lasciato correre per un tempo lunghissimo, provocandole un orgasmo dietro all’altro, con una sensazione di dolore e piacere contemporanee. Dopo un’ora tra il suo sollievo venne slegata e dissi che l’ultima punizione gliela avrei data io e che sarebbe servita per ricordarle questa giornata come monito. Cento vergate con il bastone di bambù. Il dolore sul sedere già provato dal nerbo di bue fu terrificante ed ebbe difficoltà per una settimana a sedersi.
La punizione dovuta alla poca obbedienza del nostro primo incontro era finita e la schiava fu letteralmente sconvolta dall’esperienza che non avrebbe più osato nemmeno provarci a disubbidirmi, l’espressione sconvolta della sua faccia diceva molte cose, ma il mio sadismo faceva sì che trovassi quella situazione terribilmente eccitante.