la mia compagna Valentina sottomette Marco, che paga la cum tax e lo conduce negli abissi

Dopo il racconto che ho scritto per raccontare la prima esperienza da mistress della mia compagna Valentina, è stata contattata sul profilo Telegram(@mistressvalentina2024) da vari personaggi improbabili tra morti di figa, pseudo aspiranti schiavi e personaggi di ogni tipo, fino a che viene contattata da un tale Marco.

Marco cerca una donna che gli faccia fare tutto quello che le aggrada; le dice chiaramente di non essere interessato al sesso. Le dice che ama essere sottomesso e umiliato, ma finora ha sempre incontrato persone senza né educazione né cervello.

Questa è una cosa che mi ha abbastanza colpito: era da tempo che non sentivo di persone che si rifacevano a quella idea di BDSM che non prevede il sesso. Ne avevo conosciute i primi anni in cui mi ero affacciato in questo mondo, ma era un bel po’ che non la sentivo. Quando Valentina mi racconta di questa cosa, gli faccio notare che è un bel segno, soprattutto in tempi in cui la maggior parte delle persone si è affacciata al BDSM dopo aver visto quella soap opera di basso livello chiamata 50 sfumature di grigio.

Marco le confida che è un neofita, in quanto, a parte un rapporto durato circa un mese con una donna che lo dominava, non ha mai avuto un vero rapporto di dominazione-sottomissione.

Le racconta poi che questa donna l’aveva portato in un sexy shop, dove gli aveva fatto provare una cintura di castità che era stato costretto a indossare anche davanti alla commessa del negozio, provando una vergogna incredibile.

L’esperienza della cintura di castità gli era piaciuta tantissimo: il suo masochismo lo portava ad avere una sensazione bellissima quando, durante i sogni erotici notturni, sentiva il cazzo tentare di eccitarsi senza riuscirci per il dolore che provava sbattendo sulle pareti della gabbia in cui il suo cazzo era chiuso.

La sensazione gli era piaciuta talmente tanto che aveva tenuto il cazzo in gabbia anche quando il rapporto con questa donna era finito, tanto che stava facendo il Locktober da solo.

Le dice che è disposto a qualsiasi cosa pur di farle capire che è convinto a iniziare un percorso; gli confida che nel lavoro è una persona importante, che allena anche una squadra importante in uno sport di squadra, ma gli è scoppiata questa fantasia. Valentina, essendo una persona sincera, gli confida che questo account lo leggo pure io, perché noi ci confidiamo tutto, perché siamo una coppia aperta.

Marco le dice che non è un problema, anzi anche avere due padroni per lui non sarebbe un problema, ma Valentina gli ribadisce che la padrona è solo lei, mentre io al massimo le do qualche suggerimento, essendo alle prime armi come mistress.

Valentina gli ordina di chiamarla Padrone e di darle del Lei. Marco le chiede se vuole una sua foto; lei le risponde che non serve, ma che come prima cosa, appena tornerà a casa, dovrà guardare il suo porno preferito senza toccarsi, lasciando ovviamente la gabbia addosso al suo cazzo.

Marco le confida che non è un problema, dato che lavora in smart working per stare accanto ai suoi genitori anziani; poi, alle 17, esce per andare agli allenamenti.

Verso le 23 suggerisco a Valentina di mandare a Marco uno di quegli audio che aveva registrato quando la masturbavo a distanza con gli ovetti wi-fi, perché Marco era sì abituato alla castità forzata, ma non alle provocazioni continue mentre ci stava.

La nottata per Marco fu tremenda: le scrisse che non smetteva di eccitarsi, che il cazzo tirava tantissimo, ma che gli piaceva. Valentina gli risponde che le piace sentire la sua sofferenza.

Lui le dice che è orgoglioso di essere uno dei suoi primi schiavi, ma nell’entusiasmo fa l’errore di chiamarla «amore» e qui avviene un altro dei miei interventi: le dico che non può farsi chiamare amore da uno schiavo, ne perderebbe in credibilità; lo deve punire. Gli ordina di andare in bagno, prendere una spazzola, girarla sul retro e darsi 50 colpi sul culo.

Lui lo fa, scusandosi anche dell’errore compiuto, dicendo che non si ripeterà mai più.

Il momento peggiore per Marco doveva ancora arrivare: gli raccontò la mattina dopo che la seconda notte era stata tremenda. Non riusciva a non pensare a lei con un’eccitazione tremenda, talmente forte da non riuscire a prendere sonno, mettendosi a guardare Instagram e video porno, cosa che non era stata affatto una buona idea, in quanto, pur dandosi delle sberle sulle palle, non riusciva a calmare l’eccitazione.

Valentina allora gli disse che, come nel racconto che aveva letto, l’alternativa era tra pagare la cum tax o resistere fino a quando la sua Padrone avrebbe voluto. Marco allora le disse che il pagamento era contrario a qualsiasi forma di pagamento, in quanto contrario alla sua etica.

A questo punto dico a Valentina che deve farlo impazzire talmente tanto da indurlo a pagare per umiliarlo ancora di più; allora comincia a mandargli le sue foto più sexy, a provocarlo in tutti i modi possibili, ovviamente con la funzione di temporizzazione per evitare che possa masturbarsi e venire, anche se da quello che ho capito non gli ha mandato la foto in topless che le avevo fatto al mare: evidentemente temeva che potesse sborrare senza toccarsi dentro la gabbietta da quanto era eccitato.

Per ulteriore umiliazione gli viene imposto di pulire il water con la lingua, ma fa un grave errore. Per fare contenta la sua Padrone, Marco si mette delle mollette sui capezzoli, ma anche qui intervengo su Valentina dicendole che uno schiavo non può prendersi iniziative personali e quindi deve essere punito. Le suggerisco che gli ordini di mettere del dentifricio nel culo (sono stato buono: ho usato con alcune schiave anche amari, whisky, gin o peperoncino).

Il bruciore nell’ano per Marco fu tremendo, ma il peggio doveva ancora arrivare.

Valentina gli ordinò di andare in un centro massaggi cinesi a farsi depilare, poi massaggiare sul corpo e sulle palle. La prova per Marco fu tremenda (anche per l’umiliazione di farsi vedere con la cintura di castità), talmente dura che aveva l’assoluta necessità di eiaculare e quindi dovette accettare l’umiliazione di pagare la cum tax.

Valentina gli permise solo un orgasmo rovinato, ordinandogli di comprare una cintura di castità ancora più piccola al fine di rendergli la vita sempre più impossibile: l’avrebbe trasformato in una femminuccia.

Devo dire che, come maschio eterosessuale, non sono per niente attratto dagli uomini, ma da sadico non posso che essere soddisfatto, soprattutto quando faccio sessione BDSM con Valentina, per non parlare di quando vengo in mezzo alle sue tette, che chissà se un giorno Marco vedrà.

Per non parlare del fatto che leggerà questo racconto eccitandosi sempre di più, un’eccitazione che non potrà sfogare in alcun modo.

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