le cagne dell’ufficio e il coinvolgimento di Marika
Ormai dopo quello che era successo sapevo che Erica, Chiara e Alessia erano completamente nelle mie mani, avevo i filmati di quello che era successo sia nella stanza di albergo che al campo profughi in cui le tre ragazze erano diventate delle vere cagne.
Le invitai a bere un aperitivo il giorno dopo in cui spiegai loro la situazione: ormai sarebbero state in tutto e per tutto le mie schiave, altrimenti tutto il materiale sarebbe stato reso pubblico e la loro reputazione danneggiata per sempre, soprattutto quella di Erica che tutti credevano una verginella timorata di Dio.
Decisi di trasformare le tre in vere escort Bdsm da dare a ricchi danarosi in cerca di emozioni forti. Per essere sicuro di spaventarle a morte e accertarmi che fossero pronte a tutto pur di non rovinarsi la reputazione decisi che il fine settimana le avrei portate a Mestre in via Piave a battere.
Via Piave a Mestre è la via delle puttane stradali della città frequentata sostanzialmente da violenti albanesi e vecchi bavosi e avrei dato le tre ragazze proprio in pasto a loro. Dopo essermi accordato con il magnaccia albanese che gestisce la via lasciai le ragazze per strada.
Le ragazze erano visibilmente terrorizzate erano praticamente nude sul marciapiede in cerca del cliente con cui avrebbero dovuto appartarsi alla cifra solita di cinquanta euro, tutta la loro alterigia, tutto il loro essere snob, essere ragazze che escono solo con persone della Milano bene era ormai solo un ricorso. Furono costrette ad andare con vecchi bavosi che a fatica se lo facevano venire duro e che in breve tempo eiaculavano precocemente, con violenti albanesi che non avevano nessun rispetto per le donne e che pensavano solo a svuotarsi, che le insultavano, che le tiravano i capezzoli con violenza inaudita, addirittura alcuni pervertiti simulavano uno stupro (anche se in realtà non era tale perché erano costrette ad essere consenzienti).
Il giorno dopo le tre ragazze erano letteralmente terrorizzate di quello che avevano passato e dissero che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di non ripetere la terribile esperienza di quella sera.
Decisi quindi di mettere su un’agenzia di escort che aveva come copertura ufficiale quella di essere un’agenzia di hostess per convegni e fiere, ma in pratica tutto sapevano quella che era la reale attività. Nel frattempo, la vita in ufficio continuava come al solito se non per il fatto che Chiara, Alessia ed Erica avevano vestiti e gioielli che col loro lavoro non avrebbero mai potuto permettersi.
La cosa cominciò ad incuriosire Marika una delle colleghe che a un certo punto avvicinò Erica dicendole che aveva capito come facevano a fare la bella vita, che la voleva fare anche lei. Allora Erica le raccontò tutta storia e di come io fossi il loro padrone e quello che gestiva tutto e le diede il mio numero di telefono.
I rapporti di Marika con me erano sempre stati burrascosi, mi aveva sempre trattato come un incapace, uno sfaticato e un fannullone e venire da me per lei sarebbe stata molto dura, ma la voglia di fare la bella vita, di indossare bei vestiti e gioielli vistosi le fece superare tutto questo.
Per umiliarla ulteriormente decisi di riceverla però non in ufficio, ma nel negozio di vestiti di Claudia. una mica cara amica l’indomani.
Il giorno seguente Marika entra nel negozio chiedendo di me e che aveva un appuntamento. Claudia le rispose a voce alta in modo che tutti potessero sentire che doveva essere la nuova troia e che la aspettavo nel camerino.
Marika era emozionatissima, quasi fosse un frutto proibito e rimase schiacciata nell’angusto spazio del camerino, sorridendo nervosamente non sapendo bene da che parte cominciare. La tolsi d’impaccio mettendo una mano sotto la maglietta e incominciando a palparle le tette.
“Erica mi ha detto che vuoi fare le marchette le dissi continuando a godermi quelle belle tette sode e morbide.”
“Si ci ho pensato”
“Si o no?” le dissi spingendo le mani sulle tette per godermi il capezzolo schiacciarsi sul palmo
“Si”
“Allora domani mattina ti passo a prendere e ti porto con me in barca così mi fai vedere cosa sai fare”
“Va bene devo portare il costume?”
“Portalo, ma ti servirà a poco, piuttosto sappi che odio i pantaloni” e tirai via la tendina e me ne andai.
L’indomani fu una giornata stupenda e piena di sole. L’appuntamento era al bar vicino all’imbarcadero, dove le trovai tutte Chiara, Alessia, Erica e Marika a sorseggiare un caffè, ma soprattutto a far morire di desiderio gli avventori su quella selva di gambe da infarto.
Una volta a bordo ci fu la simpatica assegnazione delle cabine e degli abbinamenti. Oltre la cosiddetta cabina dell’armatore che era la mia, c’erano altre tre cabine tutte con letti matrimoniali. In una sistemai Erica la cui conoscenza volevo approfondire, nello stesso letto misi Marika l’ultima arrivata che dovevo testare.
Il tempo di disfare le borse e mi resi conto che si erano messe d’accordo tra di loro per un look uniforme. Erano tutte con dei tanga microscopici e con le tette al vento. Una volta indossato il costume andai a mettere in moto e a portare la barca fuori dal porto godendomi lo spettacolo delle cagne.
Una volta al largo ci liberammo dei costumi. Solo Marika doveva lavorare per una specie di snobismo verso l’ultima arrivata. Doveva spalmare la crema solare alle altre che se ne approfittavano e se la facevano spalmare veramente dappertutto. Marika stava al gioco quasi era contenta in quanto era potuta entrare in confidenza con le altre e sentirsi parte del gruppo.
Le affidai il timone per inebriarla ed avere io le mani libere che utilizzai per accarezzarla sulla schiena, sulle tette e sulla figa. Incominciai ad accarezzarle il clitoride.
Si adagiò sul mio petto e disse” Sono felice della scelta che ho fatto, non c’è niente che mi farà pentire.”
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