Giorgia la manager schiava 4

Nei giorni successivi alla punizione della spugna di ferro sentii solo telefonicamente Giorgia la manager schiava che mi pregava piangendo di permetterle di applicare una crema alla passerina che le briciava in modo lancinante specie nei primi giorni. Questo capitava soprattutto quando doveva andare in bagno, infatti quando faceva pipì il liquido caldo dell’urina passando per le pareti irritate le faceva sentire le stelle e la sofferenza era tremenda. Giorgia, la manager schiava ammise che mai più si sarebbe permessa di violare la castità forzata, in quanto mai più voleva passare per questa sofferenza tremenda. Il mio scopo era raggiunto sapevo bene che la punizione che avevo scelto per la castità forzata era tremenda soprattutto per una schiava alle prime armi non ancora abituata alla sofferenza, al dolore, all’abnegazione per il piacere del suo padrone prima ancora che per il suo.

Dieci giorni dopo quando l’irritazione di Giorgia la manager schiava era passata decisi che era pronta per la prima sessione bdsm, ma che prima saremmo andati a mangiare in un noto ristorante, la serata per lei sarebbe però cominciata da lì, doveva infatti vestirsi con minigonna molto corta e senza mutandine, mettendo nella passerina degli ovetti il cui movimento avrei comandato io attraverso un telecomando wi fi.

Giorgia la manager schiavasi presentò al pranzo come le avevo ordinato e non potei far a meno di sorridere nel vedere come avessi trasformato una brava donna, una madre di famiglia in un autentica cagna, in una troia anche se non ancora in una schiava.

Durante il pranzo mossi il telecomando a velocità prima ridotta e poi aumentata per vedere le reazioni di Giorgia, appena mi accorgevo che si stava eccitando sensibilmente riducevo la velocità, ma la cosa più simpatica fu il tentativo di Giorgia di salvare le apparenze e far finta che non succedesse nulla.

Una volta finito di pranzare facemmo una passeggiata per raggiungere l’albergo dove avrei tenuto la sessione che non era molto distante dal ristorante, e tenevo in tasca il telecomando e per mettere in imbarazzo Giorgia aumentavo la velocità quando incrociavamo delle vecchie signore e i suoi tentativi di camuffare l’eccitazione si rivelarono sempre più goffi.

 

Una volta giunti in albergo feci spogliare Giorgia e le applicai un collare al collo. Riempii una ciotola per cani di latte e la obbligai a berla come fosse una vera cagna. Il risultato fu eccezionale, Giorgia si sbrodolò tutta di latte e le dissi vedi che sei una vera cagna e non una signora come ti vuoi far passare, non ti vergogni. Giorgia abbassò la testa cosa che mi rese chiaro che l’umiliazione che le aveva provocato le fece andare la dignità sotto i tacchi.

Mi sedetti sulla poltrona presente nella stanza e le ordinai di pulirmi le scarpe con la lingua, l sapendo con quale severità l’avrei potuto punire in caso di disubbidienza, si avvicinò e leccò diligentemente le scarpe fino a quasi a farle diventare lucide, quindi alzai la scarpa e le dissi di pulire anche sotto la suola, cosa che fece ma che le provocò vibranti colpi di tosse per lo sporco, il che mi diede il là per dirle che non le piaceva leccare le scarpe del suo padrone e che doveva essere punita perché era un grande onore quello che le avevo concesso di potermi pulire le scarpe con la lingua fin sotto la suola.

Giorgia mi chiese scusa implorando pietà, ma io rimasi fermo, dicendo che non potevo sopportare un simile affronto. La feci appoggiare con le braccia al muro e presi un mestolo di legno di quelli che si usano per girare la pasta e cominciai a colpire le terga della schiava che urlava dal dolore dei colpi su quel sederino soffice, cosa che mi diede il là per un ulteriore rimprovero le dissi infatti: quando ti punisco cagna devi dire grazie padrone a ogni colpo per ringraziare il tuo padrone per il tempo che perde il tuo padrone per un essere insignificante come te e non gridare per il dolore senza il mio permesso. Ricominciai a colpire le terga di Giorgia fino ad arrivare a cinquanta colpi e questa volta, mi ringraziò ad ogni colpo e non protestò il dolore che stava subendo.

Presi allora delle mollette da bucato e ne applicai sui capezzoli e su altre parti del seno: la scena fu fantastica in quanto si vedeva chiaramente che era la prima volta, le smorfie di dolore del suo viso furono una cosa fantastica che mi eccitò molto.

Per questa prima volta decisi di non forzare troppo e la obbligai solo a prendere in bocca il mio cazzo dicendole chiaramente che non le era concesso prendere in mano il mio cazzo e che non doveva cadere neanche una goccia del mio sacro nettare. Giorgia disse che con aveva mai ingoiato neanche la sborra di suo marito e che avrei dovuto essere clemente, ma le risposi che non se ne parlava neanche per scherzo. Dalla goffaggine con cui si dedicava al mio cazzo si vedeva che non lo faceva spesso anche se ci metteva un sacco di impegno nella paura di punizione.

Purtroppo per lei però la mia sborrata fu parecchio copiosa e non riuscì a ingoiarla tutta e un filo di sperma finì per terra. Decisi allora di punirla con la mia punizione preferita con il frustino da equitazione sulla passerina dopo averla legata al letto. Inizialmente la colpii con colpi non forti, proseguendo con colpi più forti. La reazione della fighetta di Giorgia fu fantastica si vedeva da un lato il dolore che provava dalle espressioni del viso, mentre dall’altro lato la sua passerina diventava sempre di più un lago.

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