Giorgia la manager schiava 5
Dopo quella prima sessione dissi a Giorgia la manager schiava che mi sarei fatto sentire io per telefono, ma che non sarebbe successo subito, in quanto dovevo partire per un viaggio di lavoro anche se in realtà non era vero e volevo solo far decantare la situazione e tenere Giorgia in tensione.
Dopo due settimane la chiamai e lei fu felice di risentire il suo padrone, tanto felice che mi disse che pensava di essersi comportata male durante la prima sessione, di non essere stata all’altezza e che avessi deciso di abbandonarla. Le dissi che in effetti non era stata al top della situazione, ma che i motivi per cui non mi ero fatto sentire erano altri prevalentemente di lavoro. Giorgia felice e rincuorata mi chiese allora cosa poteva fare per soddisfare il suo padrone: io le risposi che avevo visto la sua segretaria e che volevo diventasse una delle mie schiave. Giorgia la manager schiava mi disse che era impossibile, che la sua segretaria era una brava ragazza, di buona famiglia e che non si sarebbe mai prestata a una cosa del genere, io le dissi semplicemente che era un ordine e che avrebbe dovuto darsi cento colpi con il retro della spazzola per ogni giorno fino a che non avesse convinto la segretaria a diventare una mia schiava. Giorgia mi chiese allora piangendo come potrebbe fare, io con sguardo sornione le dissi che per una donna intelligente come lei dall’alto della sua intelligenza avrebbe potuto rispondersi da sola alla domanda su come schiavizzare la sua segretaria ossia diventare una manager supponente e autoritaria con i suoi sottoposti, ma Giorgia disse che non lo era mai stata così e che farlo all’improvviso avrebbe dato sospetti e che quindi preferiva i colpi sul sedere.
Ogni sera Giorgia la manager schiava mi mandava una foto con cento colpi che si dava sul sedere per non obbedire al mio ordine di schiavizzare la segretaria fino a che una sera mi disse che avrebbe ceduto e che si sarebbe trasformata in una satrapo nei confronti della ragazza perché il sedere le faceva ogni sera più male per via dei colpi e che avevo vinto.
La vita della segretaria di Giorgia che si chiamava Francesca una ragazza di vent’anni alta un metro e settantacinque, non magrissima con una quinta di seno e un sedere non magrissimo, ma piacevole divenne un inferno.
Giorgia cominciò a comportarsi nei confronti di Francesca in modo sempre più dispotico: le dettava le lettere a velocità sempre più elevata e la insultava al minimo errore, la riprendeva per ogni piccolezza che faceva come parlare con qualche amico in bagno o parlare del più e del meno con le colleghe. Dopo due settimane Francesca chiese alla sua superiore come mai si comportasse in quella maniera nei suoi confronti da un po’ di tempo: Giorgia le disse di venire tra due giorni nel suo ufficio che le ne avrebbe parlato.
La sera Giorgia mi chiamò chiedendomi come doveva comportarsi: io le dissi che semplicemente doveva mettere Francesca alla realtà o diventava una mia schiava o la sua vita d’inferno in ufficio sarebbe continuata in modo ancora più assiduo fino al demansionamento o al licenziamento.
Due giorni dopo Giorgia ricevette Francesca nel suo ufficio e le espose la situazione senza infingimenti: Vedi cara Francesca io non ho nulla contro di te, ma io ho un lato oscuro e non sono quella donna determinata con un carattere forte e determinata che sembra, ma sono in realtà una sottomessa e quello che è il mio padrone, colui dal quale dipende tutta me stessa e che non posso scontentare vuole che tu sia una sua schiava e finché ciò non succede sono costretta a dolorose punizioni. Francesca allora disse che dovevo essere diventata pazza a chiedere quello che le chiedevo e soprattutto a essersi messa completamente in balia di una persona in quel modo. Giorgia le disse semplicemente che senza il suo padrone lei sarebbe nessuno e che se non aveva scelta o accettava anche lei o la sua vita professionale sarebbe continuata con quei soprusi che sarebbero diventati anche peggiori fino ad arrivare anche al licenziamento.
Francesca rispose mettendosi a piangere e dicendo a Giorgia che non le poteva fare questo e uscì dall’ufficio sbattendo la porta arrabbiata.
Dopo qualche altro giorno di una vita sempre più impossibile in ufficio, Francesca disse a Giorgia di accettare e di poter far di lei qualsiasi cosa non poteva, infatti permettersi né di continuare ad avere una vita impossibile, né di essere licenziata data la situazione non florida della sua famiglia. Finita la discussione Francesca se ne andò in bagno a piangere.