Il lento scivolare di una coppia nell’abisso della sottomissione 5
In questo periodo ricevevo continue telefonate da parte di tutti e due gli schiavi che mi implorano di liberare il pisellino di Marco, la situazione cominciava ad avere conseguenze pesanti sul loro rapporto di coppia, io ovviamente non mi feci impietosire e il pisellino di Marco restò dentro la cintura.
Dopo una quindicina di giorni decisi che i tempi erano maturi e che era tempo di ricontrare la coppia di schiavi e decisi di organizzare l’incontro nel weekend a Roma.
Questo incontro lo organizzai con cura in quanto feci venire anche un’altra delle mie schiave Giovanna una creatura eccezionale per masochismo e bellezza: alta, bionda un seno eccezionale con due mammelle da paura e un sederino a mandolino per 19 anni di età.
Una volta che tutti arrivarono nella stanza di albergo che avevo prenotato per l’incontro, rimproverai i due coniugi del loro comportamento che chiedeva in continuazione la liberazione di Marco, facendo notare che questo non era il comportamento che il loro padrone si aspettava da due buoni schiavi, dissi però che avrei dato un’occasione a Marco per liberarsi.
Diedi a Marco del Viagra, poi liberai il pisellino dalla gabbietta e ordinai a Giovanna di masturbarlo per quindici secondi, se non ce l’avesse fatta a godere in quindici secondi, sarebbe tornato nella cintura di castità per altri quindici giorni.
Giovanna iniziò a masturbare Marco che era eccitatissimo, ma in quindici secondi non ce la fece a sborrare, ordinai allora a Giovanna di prendere il ghiaccio in frigo in quanto bisognava placare l’erezione di Marco per rimettere il pisellino nella cintura di castità. Giovanna prese il ghiaccio lo mise sopra il cazzo di Marco che si ammosciò in pochissimo tempo, dal suo sguardo e dalla sua faccia si vedeva che l’umiliazione e la frustrazione erano molto forti.
A questo punto decisi di occuparmi della mogliettina, umiliarla al punto che avrebbe dovuto essere schiavizzata anche da Giovanna, una delle mie ancelle più masochiste.
Le ordinai di pulire le scarpe di Giovanna, ma vidi subito che la cagna non metteva troppo impegno e avrebbe meritato di essere punita.
Legai la moglie di Marco sul letto e ordinai a Giovanna di spogliarsi avrebbe dovuto frustare lei la malcapitata con il legno di bambù con 50 colpi, ma se questi non fossero stati buoni né riceveva anche lei per non essersi impegnata abbastanza.
Per i primi dieci colpi Giovanna fu molto brava e diede dei colpi ben assestati sul sederino della cagna, ma successivamente cominciò a impietosirsi e diede i colpi battendo più piano e allora decisi che doveva essere punita e che poi avrei ricominciato a dare io i colpi con il legno di bambù ricominciando da zero, la cagna della moglie di Marco mi guardò con lo sguardo atterrito.
Giovanna con lo sguardo rassegnato, piegò il sederino per essere punita ricevette venti colpi con la frusta a nerbo di bue, il sederino le faceva veramente male.
Cominciai poi a infierire sul sedere della cagna della moglie di Marco (si chiamava Ivana), con 50 colpi con il legno di bambù, alla fine si vedevano sul culo tutta una serie di striature rosse che sicuramente le avrebbero dato qualche problema a sedersi nei giorni successivi.
Le ordinai poi di far godere Giovanna con la sua linguetta e pur non essendo lesbica e non avendo mai avuto rapporti saffici eseguì senza colpo ferire, e fu anche molto brava dato che Giovanna godette parecchio.
Per concludere questo secondo incontro decisi che Ivana doveva essere umiliata pubblicamente, ma prima pensai che fosse il caso di torturare ancora il marito di Ivana, ordinai infatti alle due schiavi di strusciarsi con i sederini sull’uccellino di Marco, la cintura gli impediva l’erezione data l’angolazione verso il basso, ma la tortura doveva essere tremenda dato il modo con cui fissava le due donne negli occhi quasi a implorare pietá.
Adesso uscimmo non prima di aver fatto indossare alle due donne due completini minimali che lasciavano poco spazio alla fantasia, senza mutandine e con due ovetti vibranti nelle passerine azionabili da due telecomandi Wi-Fi.
Adesso dissi possiamo andare a mangiare. Ci recammo in uno dei migliori ristoranti di Roma e per ammazzare il tempo che dovevamo aspettare perchè ci fosse servito da mangiare azionai i telecomandi, le due cagne cominciarono ad eccitarsi e anche se cercavano di non farlo vedere dato il ristorante alla moda dove ci trovavamo, i vicini si accorsero della cosa anche perchè ad Ivana cominciarono a colare gli umori dalla passerina lungo una gamba, cosa che fu notata da un distinto signore di almeno sessant’anni seduto sul tavolo affianco che mi sorrise. Ebbi poi modo di conoscerlo per caso fuori dal ristorante, mentre uscii un attimo per fumare una sigaretta e mi disse che aveva capito tutto perchè al di lá delle apparenze era un gestore di un club un po’ particolare e che avremmo dovuto approfondire la conoscenza, ma questa è un’altra storia…….