il lento scivolare di una coppia nell’abisso della sottomissione 6

L’uomo che incontrai fuori dal ristorante si chiamava Giuseppe e gestiva come hobby diciamo così una serie di club bdsm, che però non erano normali club a sfondo BDSM, erano all’apparenza dei locali normali: alcuni discoteche, altri pub con un retrobottega nascosto che prevedeva oltre a club dediti al BDSM casinò e gioco d’azzardo il cui scopo era mettere sul lastrico belle fanciulle, belle coppie, bei ragazzi per poi ricattarli e farli diventare schiavi di elementi influenti dell’alta società.

Mi propose di entrare in società, ma come biglietto di ingresso avrei dovuto rovinare quelli che lui aveva capito subito erano due schiavi, dissi che questo non era un problema e ci accordammo per un giorno in cui giocare a poker in uno dei suoi club, ovviamente la partita sarebbe stata truccata e Marco e Ivana avrebbero potuto solo perdere, tra le altre cose sapevo che Marco era un appassionato dei casinò e spesso aveva perso somme importanti anche se non ingenti.

Due settimane dopo andai con Marco e Ivana in uno dei club di Giuseppe che si presentava come un normale ristorante e infatti come prima cosa il padrone di casa ci offrì una sontuosa cena di pesce che fu molto apprezzata da tutti, più tardi fece anche la comparsa la moglie di Giuseppe una signora distinta sulla cinquantina alta, magra vestita in modo molto elegante e dal fare molto elegante sia dal modo di parlare.

Alla fine del pranzo Marco fece per pagare, ma Giuseppe lo fermò dicendo non sarete ospiti della mia signora questa sera e del suo tradizionale pokerino del sabato sera? Marco rispose di sì, allora il padrone di casa disse che non dovevano pagare in quanto ospiti suoi e della sua signora.

Dopo cena ci portammo in una sala nascosta che aveva accesso ad un vero e proprio casinò che impressionò molto sia me, sia i due schiavi per eleganza, sobrietà e soprattutto per la molta gente presente, Ci sedemmo insieme ai padroni di casa in un tavolo da poker con altre persone che in realtà erano nostri complici nel mandare sul lastrico i miei due schiavi.

Arrivati al tavolo da poker c’erano altre tre persone oltre a me e ai due schiavi Ivana e Marco, ma loro erano dei complici di cui già mi aveva parlato Giuseppe.

Inizialmente Ivana e Marco cominciarono a vincere, o meglio vennero lasciati vincere per poterli spennare meglio in seguito, infatti Marco fu indotto da questo iniziale successo a scommettere cifre sempre più grosse, solo che a un certo punto cominciò a perdere somme non grandissime, ma che messe insieme facevano un bel capitale e cominciò a dispiegarsi un circolo vizioso per cui per recuperare somme più grosse , puntava cifre sempre più grosse fino a che si rese conto di non essere in grado di non poter coprire la cifra persa, né cedendo l’azienda. A questo punto disse che se ne doveva andare, che avrebbero pagato fino all’ultimo centesimo, ma che al momento non aveva i liquidi necessari.

Giuseppe intervenne dicendo che io ero suo complice e che sapeva che era un pollo a poker e pure che con la sua attività aziendale difficilmente sarebbe stato in grado di pagare il debito e che nessuno era uscito mai di lì senza pagare i propri debiti di gioco e dicendogli che l’accordo con il vostro padrone era la vostra cessione come schiavi come servitori nei loro club e che dato che non erano in grado di pagare era la loro unica scelta se volevano uscire vivi di lì, infatti arrivarono tre scagnozzi e puntarono la pistola contro i due.

Marco si rivolse a me dicendomi come hai fatto a farmi una cosa del genere: io risposi che Giuseppe mi aveva proposto di diventare suo socio e che da adesso avrei potuto attingere da un harem praticamente infinito di schiave, lui mi guardò in faccia dicendomi sei un vero bastardo.

Io risposi solamente che da adesso non li sarebbe convenuto parlare in questa maniera dato che erano diventati degli oggetti e che non avevano alcuna opportunità di uscirne da vivi, dato che i club di Giuseppe e signora erano frequentati dalla più alta società.

Per Marco e Ivana cominciò da allora tutta un’altra vita fatta di sofferenza, dato che quella sera aveva segnato la loro caduta nel lastrico e gli avrebbe messi nelle mani di padroni tra i più sadici che esistevano.

Giuseppe espose a Marco e Ivana nel dettaglio la loro situazione: avevano perso tutto quello che avevano e se volevano continuare a mettere insieme il pranzo con la cena avrebbero dovuto essere asservirsi al suo volere, in quanto non sarebbero mai riusciti a riposizionarsi lavorativamente anche perché lui avrebbe provveduto a sputtanarli presso qualsiasi datore di lavoro(gli disse anche che io oltre a venderli gli avevo dato anche delle foto sconvenienti sia di Ivana che di Marco e che non avrebbe avuto scrupoli ad utilizzarle contro di loro).

Giuseppe mette la cintura di castità a Marco, una stupenda Cb6000 una stupenda cintura di che consente a Giuseppe di tenerlo sotto controllo e impedirli di avere orgasmi se non con il suo consenso, in particolare impedisce a Marco e Ivana di avere un regolare rapporto di coppia. Dopo averla infilata per bene dice ai suoi nuovi schiavi che possono tornare a casa, ma che presto si sarebbe fatto sentire.

Giuseppe non si fa sentire per una quindicina di giorni e Ivana e Marco hanno quasi l’illusione di riuscire a fare una vita normale se non fosse per la cintura di castità nell’uccello di Marco che impedisce loro di avere rapporti sessuali e soprattutto fa avere a Marco le palle sempre più piene senza nessuna possibilità di sfogo.

Questa illusione però dura poco in quanto un incaricato di Giuseppe si presenta a casa loro e li divide portando Marco nella villa di Giuseppe e Ivana a fare compere almeno così gli viene detto in quanto presto ci sarà un asta che metterà in vendita alcuni dei suoi schiavi e loro due sarebbero stati tra questi e lei avrebbe dovuto essere vestita in modo consono a una cagna appetibile e su cui ricavare un buon prezzo dato che sarà l’oggetto più prezioso della serata.

Ivana venne fatta entrare in un sexy shop di proprietà di un amico di Giuseppe e le commesse immaginando il motivo della visita le sorrisero, infatti erano già pronti tre mini abiti di diverse taglie pronti per essere provati. Una delle commesse Marika la accompagnò in camerina dicendole che non era una semplice commessa, ma che doveva eseguire anche un ordine di Giuseppe cioè doveva toglierle le mutandine se per caso le indossava e che non ne avrebbe mai più dovute portare. Marika mise una mano sopra le mutandine masturbando Ivana con il tessuto delle stesse fino poi a toglierle quando la sua passerina era fradicia il che le consentì di dire guarda qui questa che appare una signora per bene che vacca che è. Poi Marika tolse il vestito a Ivana e le mise il mini abito che Giuseppe voleva farle indossare non senza averle prima palpato le tette e il sedere, quando si reputò soddisfatta uscì dal camerino con Ivana e fece segno all’incaricato di Giuseppe che la cagna era pronta: L’umiliazione fu piuttosto forte in quel momento in quanto il sexy shop era popolato da abbastanza gente soprattutto da vecchi bavosi che la guardavano con uno sguardo allupato che sembrava dicesse quanto sei troia.

L’incaricato di Giuseppe allora la presa in consegna e la portò nella villa dove era stato portato anche il marito, ma quella notte vennero messi in letti separati in diverse stanze per terrorizzarli ancora di più su quello che sarà il loro destino.

Il giorno dopo Ivana e Marco vennero riunificati e si abbracciarono, ma il sollievo durò poco in quanto la sera si sarebbe tenuta l’asta.

Quando furono fatti entrare nella sala dove si svolgeva l’asta si riempirono di terrore: era pieno di gente dell’alta società da una parte e di poveri disgraziati come loro e i primi godevano in tutti i sensi delle disgrazie altrui.

Ivana e Marco furono i primi a essere soggetti all’asta in quanto pezzi pregiati della serata. Giuseppe espose cosa prevedeva l’asta relativa a Marco e Ivana dicendo che chi se li fosse aggiudicati li avrebbe avuti in affitto per tre mesi e poteva fare di loro quello che voleva, l’unico limite era che dovessero restare in vita e ovviamente disse avrete tutti diritto a sincerarvi personalmente della merce.

Molti si sincerarono soprattutto della bontà della merce di Ivana che veniva toccata in ogni pertugio del suo corpo e si sentiva sempre più sporca a essere toccata da tutti quelli uomini e quelle donne diversi dei quali in età avanzata.

Dagli astanti venne però a gran voce la richiesta di vedere senza vestiti la merce che era oggetto di asta e subitò colpi molti la cintura di castità che aveva addosso Marco che gli causò un sacco di insulti da parte degli uomini presenti.

Dopo un po’ però i rilanci per aggiudicarsi la merce finirono e vinsero due coniugi di new York famosi per il loro sadismo lui un master di 65 anni circa e lei sulla quarantina.

A Ivana si accapponò la pelle all’idea di essere per tre mesi sotto le grinfie di quelli essere abominevoli.

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