La mia nuova schiava: Marina la vacca
Marina è una giovane ragazza di vent’anni, ma con spiccate capacità di leadership e visione, talmente spiccate che la famiglia già alla sua giovane età ha deciso di trasferirle la maggioranza del pacchetto azionario.
Qualche tempo fa mi scrive professandosi una mia appassionata lettrice e che da più di un anno sente dentro di lei un’inclinazione particolare alla sottomissione, un aspetto che non è mai riuscita a sviluppare avendo sempre avuto partner dalle vedute ristrette che la portavano a vergognarsi di quella che era la sua vera natura, infine chiude la missiva chiedendomi qualche consiglio sperando di non avermi disturbato troppo.
Da queste parole capisco che non si tratta della solita folgorata sulla via delle cinquanta sfumature di grigio, ma di una persona che vuole affrontare veramente un percorso di addestramento che la porti a essere una vera schiava.
Le rispondo che non c’è nulla di cui vergognarsi e che se è veramente determinata come sembra sono disponibile a farle iniziare un percorso che la porti a diventare una delle mie schiave.
Lei risponde che è una persona che tutto quello che fa, lo svolge impegno e determinazione e che se io fossi d’accordo sarebbe onorata di diventare una delle mie schiave.
Marina ha un fisico da vera vacca: le sue tette sono una quinta misura abbondante e si presentano in modo volgare , sembrano le mammelle proprio di una vacca a cui attaccare la mungitrice. È però abbastanza in forma anche se si ritiene grassa cosa che non è affatto vera. La sua è depilata solo leggermente, mentre il sederino è probabilmente vergine essendo molto stretto.
Le ordino subito di rivolgersi a me dandomi del lei, di chiamarmi padrone e come prima cosa non potrà né scopare, né masturbarsi, né toccarsi in alcun modo senza il mio permesso. Mi racconta che mentre fino a qualche tempo fa non sentiva il bisogno di masturbarsi spesso, ultimamente le cose erano cambiate, soprattutto leggendo i miei racconti. Mi confessa che poi da quando ho risposto alle sue mail la cosa è aumentata considerevolmente, confidandomi che quello che scrivo tocca delle corde molto profonde della sua sessualità.
Di solito il primo giorno di castità forzata non ha mai portato eccessivi problemi e quasi tutte le mie schiave hanno sempre retto molto bene, ma questo non è il caso di Marina che già la mattina dopo mi scriveva che aveva fatto fatica ad addormentarsi, che il tessuto del lenzuolo a contatto con la figa le dava delle sensazioni incredibili, ma la cosa peggiore era stata alla mattina il fatto di non potersi toccare.
Marina la vacca partì insieme ad amici per trascorrere il fine settimana nella sua casa in montagna con degli amici. Già il viaggio si rivelò per lei una prova difficile le vibrazioni della macchina sulle strade di montagna le provocavano delle sensazioni incredibili e per infierire ulteriormente le suggerii di pensare a un pastore tedesco che avesse messo il suo naso freddo in mezzo alle sue gambe e a cosa avesse potuto provocare.
La seconda notte fu ancora più dura per Marina: sentiva umori colare impietosamente, si formò una macchia sul lenzuolo e se non fosse bastata mi avrebbe anche sognato di notte. Era un sogno senza un filo logico, infatti aveva sognato di essersi masturbata, ma senza mai riuscire a raggiungere l’orgasmo, infine prima di svegliarsi si sentiva legata a un palo e desiderosa di essere scopata.
La giornata di domenica fu più facile visto che era impegnata in lunghe passeggiate con i suoi amici, ma ne tardo pomeriggio la situazione si fece di nuovo difficile, in quanto la mente non era più impegnata e fu costretta ad indossare un abito corto, perché non sopportava più lo sfregamento del tessuto causato dal fatto di non indossare intimo. L’eccitazione era arrivata a un livello tale che lo sgabello vicino al caminetto su cui si era seduta era completamente impregnato dai suoi umori.
La sera sottoposi la vacca alla prova del solletico: doveva subirlo per un ora sotto a ogni piede con una forchetta con solo tre pause al massimo per ogni piede.
La prova fu terribile: nei primi venti-trenta minuti prevalse l’eccitazione, poi diventava sempre più insostenibile. La cosa che più mi colpì fu però il turbinio di sensazione che questa nuova schiava stava provando.
Le spiegai poi che la tortura del solletico aveva una lunga storia, infatti nella Cina imperiale veniva usata come forma di tortura nei confronti delle donne nobili anche se in una forma estrema: venivano bagnati i piedi della malcapitata con acqua e sale che venivano leccati da una capra lasciata volutamente affamata con la sua lingua rugosa, provocando un solletico terrificante.
Quello che dispiaceva a Marina era però la sofferenza della capra povero animale, in quanto se il suo padrone avesse voluto sottoporla a quella prova sarebbe stato suo compito obbedire.