la storia di Federica la cagna del liceo 2
Le amiche di Federica cominciarono a dire che era impazzita, che era incredibile che si fosse messa con uno sfigato del genere, però si rendevano conto anche che era diventata molto più troia del solito.
Federica intanto il giorno dopo in piscina cominciò a vedere gli effetti del suo farsi notare, infatti fu adocchiata da una ragazza molto più grande di lei, molto bella che sapeva dove toccarla, infatti ebbe un orgasmo dopo pochissimo tempo, non era abituata a essere toccata da una donna esperta nei punti giusti.
Prima di andare al compleanno dell’amico di Marco, questi andò a trovarla. Federica era nervosa per motivi suoi e si era sfogata su di lui frustandolo forte prima sul culo e poi sulle palle. Marco frignava come un bambino, cosa che divertì molto Federica che gli aveva fatto pulire il wc con la lingua, poi se l’era fatta leccare e infine aveva fatto fare un pompino al fratello.
Come previsto alla festa di compleanno era l’unica ragazza. Aveva fatto stare Marco in ginocchio nudo tutta la sera a servirla. Gli altri ragazzi li aveva provocati in continuazione strusciandosi sempre su di loro. Li aveva fatti segare tutti e sborrare addosso a Marco che aveva ridenominato il verme. Si era scopata il festeggiato davanti a tutti e poi aveva fatto leccare la sborra al verme.
Federica mi confessò che quella sera provò paura di sé stessa, ma si eccitò molto a fare la padrona e vedere i ragazzi che facevano quello che voleva lei senza protestare.
Il giorno dopo il verme tornò ad andare a trovarla, cercava di non lamentarsi, ma le frustate sulle palle del giorno prima li facevano ancora male. Federica decise di negargli il sesso ancora, voleva farlo impazzire dal desiderio, in compenso gli mise un dildo nel culo e se la fece leccare.
A questo punto capisco che Federica si sta prendendo troppe arie da padrona e decido di metterla al posto dove merita.
Per prima cosa le ricordo per prima che lei è una mia schiava e per rinfrescare il concetto le ordino di pulire il water con la lingua e secondo per farle capire che è padrona del fratellino e del verme, ma se questi non saranno abbastanza obbedienti la punirò.
L’effetto di questa presa di forza si vide subito il giorno iniziò a frustare il verme sempre più forte, a fargli spompinare il fratello con ingoio della sua sborra e a farli pure bere la sua pipì. Decido nel pomeriggio di occuparmi di lei, ordinandole che deve essere presente il verme quando farà quello che le dirò. Le ordino di comprare una radice di zenzero di metterla in frigo un ora, di lavarla in acqua corrente e poi di mettersela in culo.
Federica da brava schiava obbedisce. Appena messe le radici nel culo iniziano subito a bruciare, ma anche ad eccitarla tantissimo e venne anche duro al verme che la guardava. Era proprio bello vedere la carne fresca di questi due ragazzi così obbediente e così eccitata.
I due uscirono la sera le ordinai di vestirsi con una mini di pelle nera, canottiera nera e trasparente, tacco 12, parigine traforate con disegni floreali e di mettere a lui un collare e un plug nel culo.
Federica vestita così era proprio un incitamento a essere scopata. La serata fu infatti abbastanza movimentata. Nel locale c’era un barista giamaicano che non la smetteva di guardare Federica, la quale notò la patta dei pantaloni e il suo cazzo enorme, tanto che la portò sul retro del locale vicino alle casse di birra e glielo mise in culo. Federica urlava dal dolore e dal piacere, non aveva mai preso un cazzo così grosso in culo. La sbattè a lungo e poi sborrò sulla mini, mentre il verme del suo fidanzato la guardò da fuori, senza fare nulla perché aveva l’ordine di non intervenire.
Cambiarono locale andando su mio consiglio in un locale che conoscevo bene frequentato da gente dai cinquant’anni in su. Federica non si sentiva a suo agiò vestita così. Le donne del locale la guardavano male fino a quando un uomo sui 40 anni la toccò sul culo e la invitò al tavolo. Erano cinque amici sui 40 anni le offrirono da bere toccandole le cosce, la figa e il culo facendola venire diverse volte, sapevano come toccare una ragazzina giovane e inesperta come lei.
La voglia di cazzo di Federica era troppa. Parlando con uno di loro spiegò che quello che si presentava come fidanzato in realtà era il suo schiavo. Quindi uscirono tutti dal locale e andarono in casa di uno di questi uomini e fecero una gang, in cui lo prese in tutti i modi. Le sborrarono addosso tutti e la fecero pulire al verme.
Da quella sera avevo capito che avevo trasformato una brava ragazza in una grande cagna quindi decisi di alzare il tiro ordinandole di andare vestita da cagna in uno di quei bar frequentati da vecchi bavosi e di non fare remore se per caso qualcuno volesse scoparla.
Federica andò lì con una mini-cortissima e una camicetta a e una camicetta leggera con i bottoni slacciati, capezzoli ben in vista sotto la stoffa e oltre metà delle tette. Aveva paura prima di entrare, ma era bagnata tantissimo nel sentire gli sguardi di tutti su di lei, i vecchi la spogliavano con gli occhi. Erano tutti pensionati, vecchi porci. Si era avvicinata al bancone, sentiva i commenti su di lei, tutti osceni. Allora per provocare aveva lasciato cadere il tovagliolo e si era subito piegata in avanti, in modo da mostrare tutto. Aveva ordinato un aperitivo e si era seduta ad un tavolo. Tutti parlavano del suo culo, del fatto che era senza intimo e della figa bella liscia. I capezzoli induriti erano ancora più evidenti. Le piaceva farli sbavare ed eccitare, ma allo stesso tempo le facevano schifo, si sentiva umiliata ad essere esposta così. Si stava per alzare e andarsene, quando uno pagò per lei e si era seduto vicino, offrendole un altro aperitivo. Due suoi amici si unirono, lei stava in mezzo, loro le stavano addosso, si chiedevano come mai una figa come me fosse entrata là, perché li provocavo così. Pensarono che li volesse prendere in giro, oppure che stesse facendo una scommessa. Federica non sapeva che dire, balbettava. Volevano che si spogliasse, per paura si era aperta la camicetta, sperava di calmarli e invece era peggio, iniziarono a toccarla e a alzarle la gonna, dicevano che solo una grandissima troia va in giro vestita così e senza intimo. Federica mi disse che in quel momento aveva pensato ai miei ordini, si era fatta forza e li aveva lasciati fare, era nuda in mezzo ai vecchi bavosi. Per fortuna un signore molto distinto la difese, la portò nel retro, nella sala biliardo che era vuota e chiuse la porta. Era stato gentile con lei, la baciò, e la scopò sul tavolo di biliardo, fino a farle un pompino con cui ingoiò tutto. Non avrebbe mai pensato di farlo con un vecchio! Aveva sensazioni contrastanti, eccitazione e umiliazione.
Mi confessò che farsi scopare da un vecchio era stato molto umiliante e fargli un pompino le aveva fatto veramente schifo, a me invece piace molto trasformare delle brave ragazze come lei in vere cagne.
Le ordinai allora di infierire sul verme ordinandole di: fargli indossare piccole campanelline, il costante tintinnio gli ricorderà ogni momento la sottomissione; quando uscite fargli mangiare il cibo che detesta; mettere un distintivo di riconoscimento sul suo corpo.
Per quanto riguarda lei decisi che nei giorni seguenti era giunto il momento di alzare il tiro: il sabato le ordinai di avere diciotto orgasmi in un giorno fu per lei un’esperienza devastante, la fica era distrutta. Domenica dovette mettersi delle mollette da bucato sui capezzoli, sulle tette e sul clitoride, da togliere poi con tre schiaffoni ben assestati.
La mia fidanzata vedendo quanto bene stesse crescendo questa giovane mi disse “visto che è di Roma, perché non la prestiamo alla nostra amica mistress sulla sessantina”
Pensai che fosse un’ottima idea e le ordinai di contattarla. Federica mi disse che era troppo, molti stavano sospettando che Marco fosse un suo schiavo, che lei avesse un padrone visto i strani comportamenti, i cambiamenti di abitudini e che voleva prendersi una pausa di riflessione.
Io le dissi che rispettavo le sue decisioni, ma facendole notare che, se avesse voluto tornare a essere una mia schiava avrebbe dovuto farlo a caro prezzo.
Mi disse di esserne consapevole.