le due cagne dell’ufficio
Come ogni mercoledì mi trovavo per lavoro a Milano, ne approfittai come sempre per bere un drink con un mio carissimo amico, il fratello di una mia schiava nella terrazza dell’Hotel Savoia vicino Piazza della Repubblica in un locale che si chiama Radio rooftop Bar, un posto molto cool dove si possono fare conoscenze interessanti dell’altro sesso.
Quel giorno però, non c’era tantissima gente, quindi decido di accompagnare Francesco (il mio amico) in ufficio.
Entrati nello stabile vado in bagno, mentre sto per uscire sento dei rumori di tacchi femminili con delle voci che però non si capisce cosa dicono. Quando esco dal bagno dico a Francesco che secondo me sta succedendo qualcosa di strano nella stanza accanto e gli chiedo cosa c’è in quell’ufficio e Francesco mi rende edotto che li si trova l’ufficio di Alessia una delle storiche impiegate di quell’azienda.
Gli faccio presente che si sentivano rumori strani e dopo un po’ lo convinco ad andare a vedere di cosa si trattava. Francesco dal buco della serratura vede che Chiara un’altra delle impiegate dello studio stava togliendo il reggiseno di Alessia.
La cosa non sconvolse particolarmente Francesco, il quale mi disse che la cosa non costituiva particolare sorpresa dato che erano due note bisessuali. Io gli feci presente però che non erano il modo di comportarsi in ufficio e che il loro titolare un cattolico tutto di un pezzo non avrebbe apprezzato particolarmente. Gli chiesi quindi di accendere le telecamere a circuito chiuso, perché si sarebbe trattato di materiale interessante per tenere sotto scacco le due impiegate.
I fatti mi diedero pienamente ragione: le cose presero anche una piega maggiore di quella che avevo immaginato; infatti, Chiara si era messa a leccare la figa di Alessia e noi avevamo tutta la documentazione filmica per tenere in pugno tutte e due anche perché una delle due era fidanzata. Chiesi a Francesco di mandarmi il filmato e i numeri di telefono delle ragazze che avrei mandato loro un pezzo del filmato dalla mia sim inglese che sicuramente non avrebbero mai rintracciato.
Nel pomeriggio Francesco mi mandò i numeri delle due ragazze e i filmati presi dalle telecamere a circuito chiuso e mandai un pezzo del video a tutte due ammonendole che mentre loro non sapevano chi fossi io, non era vero il contrario e che se avessero voluto sistemare la cosa avrebbero dovuto accettare un appuntamento in Vittorio Emanuele alla fine dell’orario di lavoro.
All’incontro sulle sei circa dissi loro che o accettavano di diventare mie schiave o si potevano scordare il posto del lavoro e Alessia che era fidanzata in procinto di sposarsi poteva dire addio al suo matrimonio.
Diedi loro appuntamento loro a casa in un famoso albergo e li sarebbe incominciata la loro schiavitù, e feci presente che ad ogni minimo segno di disubbidienza il video sarebbe diventato di dominio pubblico. Per metterle in ulteriore imbarazzo misi le mani dentro le loro camicette palpandole le tette. Questa umiliazione nel pieno del salotto milanese, le fece vergognare tantissimo e mi guardarono con un’espressione in cui si vedeva che mi detestavano, ma non potevano dire nulla per non peggiorare la loro situazione.
La sera furono puntualissime ad aspettarmi nella hall dell’albergo, da dove guadagnammo la stanza che avevo prenotato per dominarle insieme a Francesco quella sera.
Una volta arrivati nella stanza furono molto sorprese di vedere Francesco, un ragazzo a cui non avevano mai dato molto credito e che invece ora erano anche nelle sue mani.
Prima di cominciare dissi si che si sarebbe potuto bere un bicchiere di champagne per festeggiare questo primo incontro, ma che tutti dovevano capire che Alessia e Chiara non erano due brave ragazze, ma delle puttane e quindi lo Champagne non lo faremo portare da un inserviente dell’albergo, ma ce lo dovranno portare loro.
Con un’espressione stizzita di chi sa che se reagisse peggiorerebbe la sua situazione Alessia e Chiara andarono nella Hall dell’albergo a prendere lo champagne e lo portarono in camera.
Una volta arrivate dissi che lo champagne serviva per festeggiare l’inizio della loro schiavitù e la fine della superbia che avevano avuto nei confronti di Francesco fino a quel momento.
Chiesi a Francesco quale era il suo desiderio più grande nei loro confronti che aveva e che sarebbe stato esaudito. Lui disse che voleva che fossero punite per tutte le volte in cui era stato trattato male da loro in ufficio.
Faremo una cosa che si ricorderanno per sempre io dissi. Ordinai a Chiara e Alessia di togliersi la gonna e le mutandine e di distendersi sopra il letto.
La faccia delle due ragazze era terrorizzata avevano capito infatti che la punizione avrebbe riguardato il loro sederino, anche se non si sarebbero mai immaginate quello che sarebbe successo e avrei fatto loro.
Presi infatti una stecca di legno di bambù che avevo portato di quelle che si usano per tenere su i pomodori dandola in mano a Francesco in modo di punire come meglio avesse voluto quei sederini.
Fu una scelta felice, infatti, sfogò la sua rabbia repressa nei loro confronti, martoriando quei due poveri sederini che diventarono pieni di piaghe. Le ragazze incominciarono a pregarmi con voce sempre più sofferente di fermare Francesco, ma feci finta di non sentire se non dopo molto tempo quando capii che non ce la potevano più fare.
Ordinai allora loro di girarsi e che adesso Francesco avrebbe fatto di loro cosa voleva. L’umiliazione fu enorme, infatti mai avrebbero pensato di essere sottomesse a Francesco. Questi iniziò a leccarle in ogni punto dalla passerina, dal clitoride fino ad arrivare sulle tette che morsicò avidamente sempre più eccitato.
Tirò fuori il suo arnese e disse loro di fargli un pompino: l’estasi nella faccia di Francesco era totale, eiaculò come una fontana, così tanto che le due ragazze non riuscirono a ingoiare tutta la sua sborra.
Intervenni allora chiedendo loro come si fossero permesse di spandere il prezioso seme e che per questo meritavano una punizione.
Le legai al letto con le gambe al letto e attaccai delle palline vibranti che azionavo con un telecomando sulle loro fighette. Le portavo in continuazione alla soglia dell’orgasmo senza dare mai loro soddisfazione e anzi fermandomi un minuto prima che potessero avere l’orgasmo.
Una volta che ne ebbi abbastanza misi loro le cintura di castità dicendo loro che avrebbero ricevuto via cellulare i prossimi ordini.