le due cagne dell’ufficio e la schiavizzazione di Erica
Quando parlai con Chiara e Alessia in pieno centro a Milano, notai che in lontananza una loro amica Erica ci aveva visto. Dovevo trovare un modo per ridurre in silenzio Erica altrimenti il progetto che avevo messo in piedi rischiava di saltare subito dopo neanche un giorno.
Erica era molto diversa dalle altre due ragazze: molto seria, religiosa, non era mai stata vista accompagnarsi con un ragazzo, ma era descritta come seria e professionale da tutti quanti.
Qualche ora dopo mandai un messaggio al cellulare di Chiara e Alessia dove ordinavo loro come avrebbero dovuto comportarsi. Dovevano eliminare le mutandine e indossare una minigonna molto corta sopra le ginocchia, insomma tutti dovevano vedere il loro cambiamento senza capire il perché. Ordinai inoltre loro di incastrare Erica ordinando un falso bonifico a mio favore per mie provvigioni non esistenti e che avrebbe dovuto essere scoperto dal direttore amministrativo il giorno dopo. Le due ragazze inoltre dovevano indirizzarle verso di me per la restituzione della somma e quindi evitare il licenziamento.
Molto amareggiate, ma consapevoli di non avere scelta il giorno dopo Chiara e Alessia fecero quanto gli avevo ordinato. Francesco mi raccontò l’imbarazzo delle due ragazze nel lavorare vestite in quella maniera, con tutti i colleghi, i dirigenti, i fornitori che le guardavano in modo insistente anche perché tutti capivano che evidentemente era successo qualcosa a loro, perché ci fosse quell’improvviso cambiamento, anche se nessuno aveva capito quale effettivo avesse potuto essere.
Il pomeriggio seguente Francesco mi racconta di come la mattina il direttore amministrativo avesse convocato Erica nel suo ufficio chiedendole conto di quello che avesse fatto e che se non mi avesse convinto a restituire il bonifico sarebbe stata licenziata.
Dopo qualche giorno, quando si supponeva che il bonifico fosse arrivato Erica mi telefonò dall’ufficio dicendomi dell’errore che aveva compiuto e se cortesemente potevo restituire quanto indebitamente percepito. Io le feci notare che il bonifico si basava su un documento pienamente legittimo e che quindi non intendevo farlo, però ne potevamo discutere meglio a quattr’occhi davanti a un aperitivo nel fine settimana.
Sabato mi trovai quindi a bere un aperitivo con Erica, la quale mi spiegò che rischiava di essere licenziata per quella somma che mi aveva accreditato e che non versando i suoi genitori in brillanti condizioni economiche ciò avrebbe provocato la rovina per lei e per la sua famiglia.
Io risposi che a me di lei e della sua famiglia non importava nulla, anche data la supponenza e arroganza che aveva sempre avuto sia nei miei confronti che in quelli di Francesco. Se avesse voluto indietro la somma sarebbe dovuta diventare una mia schiava, completamente alla mia mercè firmando una cambiale di corrispondente importo che avrei depositato in una cassetta di sicurezza e che sarebbe stata portata all’incasso in caso di disubbidienza.
Erica mi rispose piangendo, definendomi un mostro, ad approfittarmi così della situazione che si era creata.
Le ordinai quindi di recarsi domenica nella hall di un famoso hotel milanese senza mutandine, senza reggiseno, e con una minigonna da puttana stradale.
Erica mi disse di si piangendo, comprendendo di non avere scelta, mentre ordinavo attraverso il cellulare ad Alessia e Chiara di farsi trovare anche loro lì l’indomani, vestite nella medesima maniera.
Domenica arrivai puntuale all’albergo, ma decisi di farmi un giro in modo di arrivare in ritardo, in modo che tutta la gente dell’alta società presente nella hall potesse ammirare le tre ragazze in tutto il loro splendore e soprattutto Erica che da verginella qual era sicuramente si sarebbe vergognata a morte.
Arrivato nella hall dell’albergo trovai l’evidente imbarazzo delle ragazze, ma soprattutto di Erica che non si sarebbe mai immaginata di andare in giro vestita in quella maniera.
Guadagnammo velocemente l’ascensore fino ad arrivare alla stanza che avevo prenotato per dare il via alla nuova vita di Erica.
Ad Erica raccontai tutta la vicenda e come premio alle due schiave Alessia e Chiara avrei lasciato che facessero di lei quello che volevano, facendole presente che si doveva scordare che erano sue amiche, perché non vedevano loro di farsi leccare le loro fighe da una verginella come lei che avevano bramato da tantissimo tempo.
Erica si sarebbe aspettata di tutto, ma mai avrebbe pensato di dover fare sesso con delle donne e soprattutto con Chiara e Alessia che reputava sue amiche. Queste d’altronde sapevano di non poter essere molto accondiscendenti pena non soddisfarmi e rischiare di essere punite.
Le due ragazze, quindi, insultarono Erica ordinandole di muoversi a leccare le loro fighe. Si vedeva tutta l’imperizia delle ragazze e del fatto che era verginella, ma questo eccitava in modo inverosimile Chiara ed Alessia fino a che in pochissimo tempo godettero come due fontane.
Poi fu il loro turno di far godere Erica. Alessia e Chiara si divertirono un mondo a leccare quella fighetta di una verginella che data la sua religiosità non si masturbava neanche; quindi, la sua figa era ipereccitata ed iper sensibile e godette in pochissimo tempo.
Ordinai allora alle due ragazze di far perdere la verginità sia vaginale che anale ad Erica. Dopo aver acceso la telecamera che mi ero portato diedi alle due ragazze due strapon a cui erano attaccati due dildo enormi con i quali Erica sarebbe stata sverginata sia analmente che vaginalmente.
Erica mi guardava e soprattutto guardava le sue due amiche con sguardo sempre più terrorizzato, implorandole piangendo di non farle male, non aveva immaginato neanche nei suoi peggiori incubi di perdere la verginità in quella maniera.
Chiara penetrò il dildo nella figa passando come una lama nel burro, rompendo l’imene e spargendo il sangue sulle lenzuola dell’albergo, mentre Alessia le penetrava il sedere senza lubrificarlo minimamente provocandole un dolore fortissimo. Dopo questo primo momento però Erica si rese conto che il suo corpo la stava tradendo, che il dolore diminuiva fortemente, mentre subentrava un godimento incredibile.
Probabilmente Erica era nell’intimo una grande masochista e godeva terribilmente a essere trattata in quel modo e se ne vergognava molto e le feci continuare fino a che Erica ebbe un orgasmo che fu molto intenso e la portarono a squirtare.
La domenica di Erica e delle due ragazze però non era ancora finita, infatti per teorizzarle ulteriormente le portai in un campo di accoglienza di profughi africani, si trattava di gente che non vedeva una donna da tantissimo e dissi loro che dovevo dare una ripassata a due lesbiche e una verginella.
A loro non parve vero in poco tempo i loro uccelli che sembravano quelli di un cavallo più che di un uomo diventarono duri e in poco tempo innaffiarono le tre ragazze di sborra.