Con la schiava al ristorante sul lago di Garda 2

Il mio gesto di  di ricominciare a mangiare aveva lasciato la mia schiava molto sorpresa e allo stesso tempo eccitata e spaventata, capiva che la lasciavamo sadicamente eccitata, ma spaventata perché capiva che la mia mente perversa aveva escogitato qualcosa e sapeva  per esperienza di doverne avere timore.

I suoi timori erano destinati a concretizzarsi, infatti arrivò Marco a riprendere l’insalata avanzata e a dirmi che erano venuti a mangiare anche Monica e Federico una vecchia coppia di amici che condividevano con me la passione per il Bdsm.

Pensai che con loro la serata sarebbe diventata ancora più interessante e dissi a Marco che poteva pure chiamarli.

Mi rivolsi alla mia schiava dicendo “Questa coppia ti piacerà, anche a loro piace il Bdsm. Federico è il padrone di Monica che è una donna molto attraente, sempre sottomessa”

Prima che la mia schiava potesse rispondere Federico e Monica fecero la loro apparizione con il primo che disse “che bella cagna che hai con le tette ripiene di salsa!”

Dopo i saluti e le presentazioni di rito anche con Pietro, dissi “Più tardi arriverà un dessert molto particolare che ne dite di unirvi a noi?”

Federico intervenne prontamente “Certo che sì, basta che Marco ci venga a dire quando vi porterà il dessert”

Marco disse che la nostra cena sarebbe stata servita tra circa 20 minuti. Dissi che finora era stato impeccabile e ordinai un’altra bottiglia di vino. Mentre parlavo col cameriere, Pietro iniziò ad arrotolare il suo tovagliolo di stoffa, rendendolo il più piccolo possibile.  Disse alla mia schiava di alzare i gomiti. Dopo un mio gesto di assenso lo fece, Pietro si chinò in avanti e le infilò il tovagliolo in bocca, mettendola parecchio a disagio

Pietro rimise il cetriolo di nuovo nella figa della mia schiava, cominciò a muoverlo a destra e a sinistra, senza estrarlo, aspettando che gli umori della schiava lo facessero entrare meglio. Quando fu soddisfatto, lo tirò fuori quasi del tutto, fece una pausa, poi lo spinse di nuovo dentro con un solo colpo. La schiava fece un urlo enorme, ma grazie al tovagliolo in bocca si sentì solo un leggero squittio.  i muscoli della sua figa protestavano anche gli umori erano sempre più incessanti. Pietro sorrise perfidamente e iniziò a pompare il cetriolo dentro e fuori la sua figa, con colpi lunghi e decisi che fecero muovere tutto il suo corpo contro i cuscini di pelle.

Pietro iniziò a pompare il cetriolo più velocemente, spingendolo contro la parte posteriore della sua figa ancora più forte. I suoi gemiti cominciarono a trasformarsi in gemiti di dolore, le sue labbra inferiori bruciavano leggermente per essere state tese così tanto, le sue viscere sentivano come se Pietro stesse cercando di spingere il cetriolo fuori dall’altro lato. Poco prima che il dolore diventasse insopportabile, mi chinai sulla schiava, pizzicandole il clitoride tra le dita, roteando e tirando il più sensibile. I suoi fianchi si sollevarono da dove era seduta, mentre il piacere esplodeva. Pietri, prendendolo come un buon segno, iniziò a pompare furiosamente la sua figa.

La combinazione tra il dolore del cetriolo e il piacere provocato dalle mie dita che pizzicavano il suo clitoride la stavano portando al limite. Fece un grande urlo quando esplose l’orgasmo, con tutto il suo corpo che ne fu inebriato dalla forza che ebbe. Mentre slegai il tovagliolo, Pietro tolse il cetriolo dalla sua figa gonfia.

Il suo sospiro di sollievo fu di breve durata quando Pietro disse: “Questa sì che è una figa spalancata!”. Le infilò subito quattro dita dentro senza opporre alcuna resistenza. Sentì che i suoi muscoli cominciavano a tornare a posto intorno alle sue dita invadenti e cominciò a contorcersi Pietro rise di gusto. “Non preoccuparti ragazza, non ho resistito a vedere quanto facilmente le mie dita sarebbero entrate lì dentro”. Le tirò fuori, agganciandole in modo da far uscire un po’ dei suoi succhi. Si leccò un dito e sorrise. “Molto gustoso, ora puliscimi le dita”. La schiava si appoggiò sui gomiti e succhiò ogni dito.

Le porsi il suo tovagliolo che avevo bagnato con acqua ghiacciata. Lo prese con gratitudine e si asciugò il viso accaldato, passandolo sul petto per rinfrescarsi prima di passare finalmente tra le gambe per ripulire un po’ di quel disordine. La aiutai a sedersi meglio, poi mi chinai su di lei e gli diedi un lungo e profondo bacio. Ritirandomi, sorrisi e le asciugai alcune ciocche di capelli dal viso, poi presi il mio vino e glielo offrii.

Quando si chinò in avanti per posare il bicchiere, la catena dei capezzoli si incastrò tra il suo corpo e il bordo del tavolo. Gemette per il dolore, sibilando il respiro tra i denti. Con tutto quello che aveva provato, aveva dimenticato i morsetti. Se ne ricordò quando tutte le altre sensazioni cessarono. Risi forte, mi chinai e la spinsi delicatamente contro la sedia. Pensò che volessi afferrare i morsetti per toglierli, invece afferrai la catena e la strattonai per bene. Gridò per il dolore, molto più forte di quanto avrebbe dovuto, ma non riuscì a trattenersi, mentre i morsetti scivolavano via dall’estremità dei suoi capezzoli.

Mi misi a ridere e dissi “Scommetto che muori dalla voglia di allungare la mano e sfregare quei capezzoli doloranti, vero?”

Si contorceva come una matta e disse “Si, padrone posso per favore?”

Mi presi un minuto di tempo, prima di rispondere per creare una tensione ancora maggiore e dissi “Si, puoi”

Si avvicinò con entrambe le mani, una per ogni tetta, facendo attenzione a far passare i capezzoli tra le dita in modo che spuntassero, poi iniziò a strofinare. Sussulti e sospiri le sfuggivano dalle labbra, mentre sentiva sempre di più la sensazione della sua carne dolorante.

Le dissi di mettersi a quattro zampe sulla panca, di fronte a Pietro, con le gambe aperte il più possibile. Fece rapidamente come le dissi, arrossendo leggermente mentre Pietro la guardava aggrottando le sopracciglia. Poi guardò in basso e notò il rigonfiamento piuttosto grande nei suoi pantaloni.

“Tira fuori il suo cazzo dai pantaloni, ragazza”, dissi con severità.

La schiava non poté fare a meno di leccarsi le labbra, mentre dava la prima occhiata al cazzo di Pietro che si stava indurendo.

Sfilò il cazzo di Pietro dai pantaloni e i suoi occhi si allargarono quando il suo cazzo si ingrossò nella sua mano. Impugnandolo delicatamente, ma con fermezza, lo guardò negli occhi mentre si leccava le labbra per valutare la sua reazione. Gli occhi di Pietro brillarono appena un po’ di più, ma il sorrisetto sul suo volto non lasciava trapelare altro.

Prima che potesse fare altro dissi: “Hai circa 5 minuti, ragazza. Vediamo se riesci a far schizzare il nostro amico Pietro prima che arrivi la cena. E tieni quel culo alto in aria per tutto il tempo”.

Toccò con la punta della lingua proprio la punta del cazzo di Pietro, proprio contro la piccola apertura con la piccola goccia di pre-cum che luccicava. Sospirò dolcemente mentre il suo cazzo sobbalzava leggermente nella sua mano e si ingrossava ancora di più, sembrava che fosse stata fortunata con un cazzo che amava le attenzioni, ma le sue dimensioni la rendevano un po’ nervosa. Sapeva che alcuni uomini potevano resistere molto, molto a lunga prima di sborrare. Sperava vivamente che Pietro non fosse uno di quegli uomini. Fece scorrere la lingua in un lento cerchio intorno alla testa del suo cazzo; a giudicare dalle sue reazioni, pensò che stuzzicare sarebbe stato meglio che andare dritti al sodo. Spostò il suo cazzo in modo che puntasse maggiormente verso l’alto, esponendo la parte inferiore dell’asta e delle palle. Lasciò scorrere la sua lingua dalla punta del suo cazzo lungo tutta la parte inferiore dell’asta, sentendo la sua pelle tendersi mentre diventava ancora più dura.

Quando arrivò alla base, fece scorrere la lingua intorno alle sue palle, prendendone delicatamente in bocca prima una e poi l’altra e succhiando avidamente. Sentì Pietro gemere dolcemente sopra di lei, la sua mano si spostò per posarsi sui suoi capelli. Fece risalire la lingua lungo la sua asta e la girò di nuovo intorno alla punta. Avrebbe voluto allungare l’altra mano per toccargli le palle, ma sapeva che non le avrei permesso di farlo. Dopo circa un minuto di stuzzicamento in questo modo e di passaggio della lingua su tutta l’asta, finalmente prese la punta del cazzo di Pietro tra le labbra.

Quando la schiava che i fianchi di Pietro si muovevano leggermente, aprì la bocca e si  tuffò sulla sua asta, per poi risalire rapidamente. Pietro Sibilò il suo respiro per l’improvviso e intenso piacere di essere sepolto nella bocca della mia schiava, ma questa sapeva che avrebbe avuto bisogno di più di quel semplice movimento per farlo godere. Succhiò di nuovo con forza la punta del suo cazzo, stuzzicando con la lingua e massaggiando delicatamente le sue palle. Poi aprì la bocca, spingendo di nuovo la testa lungo la sua asta; quando il suo cazzo raggiunse la parte posteriore della sua gola, spinse più forte. Rilassò il collo e permise alla testa di andare più a fondo, più a fondo. Lui gemette forte quando la gola della mia schiava prese tutto il suo cazzo in bocca. La schiava ebbe un conato di vomito, gli occhi le lacrimavano leggermente, ma la mia gola si aprì ulteriormente e permise al suo cazzo di scendere ancora di più.

Si tirò indietro per poter prendere fiato, ma lui mi spinse di nuovo la testa verso il basso, spingendo il suo cazzo ancora di più nella sua gola e facendole venire ancora più conati di vomito. Si sentiva Peter ridacchiare per la situazione, mentre i conati di vomito si susseguivano, mentre la schiava cercava di muovere la testa verso l’alto. Alla fine lasciò che si alzasse, la schiava e riprese. Spostò la mano in modo che il pollice e le due dita fossero avvolti intorno alla sua asta, permettendo alle altre dita di massaggiare le sue palle mentre muoveva la mano. Iniziò a pompare la mano su e giù, con una presa salda sulla sua asta mentre la sua bocca seguiva il movimento.

Ad ogni terzo o quarto colpo di bocca, la schiava prendeva tutto il suo cazzo in bocca. Capii che le sensazioni miste erano diventate troppo per lui quando entrambe le sue mani afferrarono la schiava per i capelli.  Pompò il cazzo una, due, tre volte in gola, esplose al terzo colpo e gli sparò il suo sperma così in gola che la schiava non ebbe quasi il bisogno di ingoiare. Mentre gemeva e allentava la presa sui suoi capelli, la schiava spostò molto lentamente la bocca sulla sua asta, succhiando per tutto il tempo per prendere fino all’ultima goccia del suo sperma. Gli stuzzicò ancora un po’ la punta del cazzo, sorridendo quando questo sussultò per le attenzioni che stava ricevendo.

Pietro mi disse allora “grazie amico mio, non mi capitava che una ragazza mi facesse sborrare così velocemente da quando ero adolescente. Hai una succhiatrice di cazzo straordinaria, complimenti”.

Io risposi “Grazie Pietro, sono molto orgoglioso di lei”

La mia schiava sorrise per i complimenti, f e ringraziò Pietro. Io intanto le misi una mano sul culo e le   infilai dentro dentro una carota. Lei soffriva terribilmente per il dolore, allora le feci una battuta” se vuoi puoi bere dell’altro vino mia cara”

“Grazie, padrone” disse

Avvicinando la mano al suo bicchiere vide un pezzo di carota rotta sul tavolo. Era incredula nel capire cosa doveva esserci nel suo sedere, incapace di credere che fossi riuscito a far entrare quella grossa carota nel suo buchino con la stessa facilità. Non fece in tempo a pensare questo che arrivò Marco con la cena.  Aveva solo due piatti e ne mise uno davanti a me e l’altro davanti a Pietro con un gesto di stizza.

“Come ordinato, signore. Due delle più grandi e migliori bistecche della casa. Buon appetito!”

La schiava inspirò profondamente quando il caldo e saporito profumo del manzo la raggiunse. Le venne l’acquolina in bocca mentre guardava la carne e le verdure nel mio piatto. Noi mangiavamo di gusto, mentre lei guardava, sperando – anzi, pregando – che avessimo intenzione di condividere qualcosa con lei. Tagliai un pezzo di carne dall’aspetto delizioso e glielo porsi. Sporgendosi in avanti, lo prese in bocca e gemette di piacere. Era così tenera che praticamente le cadeva in bocca e aveva la giusta quantità di condimento per far risaltare il sapore della carne.

Era praticamente in paradiso quando condividevo il mio pasto con lei. Adorava quando le davo da mangiare in quel modo, non aveva alcun controllo quando si trattava di cibo appetitoso. il cibo era così buono che quasi dimenticava la carota nel sedere. Quasi, ma non del tutto. Più a lungo rimaneva lì dentro, più diventava scomoda, perché tendeva il suo buco. Ogni volta che si contorceva, suscitavo un sorriso complice da parte mia e di Pietro.

Quando finimmo di mangiare si vedeva sempre di più quanto il dolore fosse lancinante guardandola nel viso Quando Marco venne a riprendere piatti, gli chiesi di recuperare la camicia della mia schiava.

“Hai bevuto tre bicchieri di vino stasera, cara. Sono sicuro che a quest’ora hai bisogno di darti sollievo”. A un suo cenno di consenso col viso, continuai: “Quando Marco tornerà indosserai la camicia e andrai in bagno. Puoi disfarti della carota mentre sei lì. Voglio anche che tu ti assicuri di essere bella pulita e poi torni subito”.

“Si, padrone” rispose

Marco tornò e ridiede la camicia alla schiava. Aveva un aspetto un po’ strano, quando la prese in mano, la camicia era molto fredda.

“Sì, cagna. Marco ha bagnato la tua camicia e l’ha tenuta appesa nel freezer per te. Ho pensato che avresti voluto qualcosa che ti aiutasse a rinfrescarti dopo tutti gli sforzi fatti finora”.

Risi di gusto mentre la schiava cercava di rimettersi la camicia fredda e umida. I suoi capezzoli si indurirono immediatamente come rocce, e il tessuto bagnato li lasciò trasparire chiaramente. La sua vergogna era ai massimi sapendo la vista che avrebbe dato a tutti i clienti rimasti del ristorante mentre si dirigeva verso il bagno. Fece un respiro profondo e si ricompose meglio che potè.

Mentre si dirigeva verso il bagno, vide alcune persone che facevano il doppio gioco. Un paio di donne avevano la bocca aperta, alcuni uomini la stavano fissando, altri guardavano cercando di non dare nell’occhio e altri ancora sorridevano apertamente. Ma solo una donna la guardò male, poi si girò e diede un pugno sul braccio al suo compagno

Tenne la testa alta e cercò di fingere di non dare spettacolo, guadagnandomi un occhiolino da Federico e un pollice in su da Monica quando arrivai al loro tavolo. Si soffermò a parlare con loro un momento. Sembrava che Federico non potesse resistere a far scorrere la sua mano sul retro della sua coscia, poi sotto la gonna per accarezzarle il sedere.

Fece quello che le avevo ordinato una volta arrivata in bagno, scuotendo la testa per le dimensioni della carota prima di eliminarla.  Si ripulì con gli asciugamani forniti dal ristorante che gettò successivamente sul cestino. Salutò Monica  e Federico quando passò di nuovo davanti a loro, sentendo una stretta nella parte inferiore del corpo per la consapevolezza che si sarebbero uniti a loro per il dessert.

Quando tornò al tavolo le chiesi di descrivere tutto quello che era successo. Descrisse tutto, ammettendo di essersi eccitata molto, nonostante l’imbarazzo.

“cara cagna, Pietro ha avuto un idea strepitosa che adesso realizzeremo,” dissi

“Bene, prima lascia che ti spieghi cosa succederà. Io e il tuo berremo il vino direttamente dalla tua bellissima figa”. Le sue parole la fecero contorcere e diventare un po’ nervosa. “Ora, parte dell’alcol verrà assorbito attraverso le pareti della tua figa e sì, ne sentirai gli effetti. La chiave è che tu sia consapevole delle reazioni del tuo corpo e che ci faccia sapere come ti sta influenzando. L’unico modo che abbiamo per tenerti al sicuro durante questa pratica è che tu sia oneste al cento per cento su cosa senti. Se inizi a sentirsi stordita in qualche modo, dobbiamo saperlo immediatamente. Hai capito?”.

Sorrisi da una bocca all’altra dopo aver sentito Pietro e dissi ” ora togliti la camicia, la gonna e i tacchi”. Mentre eseguiva i miei ordini, continuai: “Useremo un imbuto per versare il vinoi nella tua figa. Ti metterai in piedi sul cuscino mentre lo tieni dentro, , e presenterai il tuo dono alle nostre bocche. È chiaro, ragazza?”.

“Sì, padrone, molto chiaro. Ma posso fare una domanda?”.

“Sì, cara. Qual è?”.

“Beh, padrone, e se non fossi in grado di trattenere l’alcol quando sono in piedi con le gambe aperte sulle sue ginocchia?”. Chiese, con un fremito di ansia nella voce.

“Non preoccuparti cagna, prima faremo una piccola prova per vedere come va. Sarà un buon modo per giudicare come funzionano gli esercizi che ti ho dato. Non sei d’accordo?”

“Sì, padrone sono d’accordo”.

Marco tornò con un vassoio contenente un secchiello da champagne pieno di ghiaccio, una bottiglia di vodka incastonata al centro, un bicchiere da shot più alto del normale e un imbuto. La feci sdraiare sul cuscino con le gambe aperte. Con delicatezza, inserì l’imbuto nella sua figa, misurò un po’ di vodka nel bicchiere, poi versò il liquido nell’imbuto. Aveva aspirato l’aria mentre il liquido molto freddo la riempiva.

Poi tolsi l’imbuto. “Ora mettiti in piedi sul cuscino dove sei, allarga le gambe alla larghezza delle spalle. Vediamo se riesci a tenerlo dentro”.

Sì, padrone”. aveva stretto i muscoli, salendo sul cuscino. Era stato difficile e snervante, ma ci riuscì senza versare nulla. Allargò lentamente le gambe stringendo ancora di più i muscoli della sua figa. Sentì un po’ di liquido fuoriuscire, lungo la gamba, facendola stringere ancora di più. Quando sentì di avere tutto sotto controllo, mi guardò per ricevere ulteriori istruzioni.

“Questo è il gioco di Pietro, cagna. Sarà lui a darti le istruzioni”.

Annuì e si voltò i verso Pietro, notando che si era messo un tovagliolo sul basso ventre che si allargava fino alle cosce. “Ti sposterai verso di me, metterai il piede sinistro vicino alla mia coscia destra, poi sposterai il piede destro sul mio grembo fino alla mia coscia sinistra. Non fare un salto indietro se esce un po’ di alcol, a questo serve il tovagliolo”.

Si mosse come da istruzioni, emettendo uno squittio di imbarazzo quando un po’ di vodka gocciolò sul tovagliolo sulle sue ginocchia. Si strinse ancora di più, afferrando la parte superiore dello schienale del sedile sopra la testa di Pietro.

“Ora guardami in basso, cagna. Bene. Quando vedi la mia bocca allineata sotto di te, allenta i muscoli, ma solo quel tanto che basta perché mi coli in bocca”.

 

Annuì, prendendo un respiro per stabilizzarsi. Quando riuscì a vedere solo la parte superiore del suo naso e i suoi occhi, si allentò un po’, ma non riuscì a trattenersi dallo stringere di nuovo con forza quando il liquido cominciò a uscire.

Mi sentì ridacchiare, anche se Pietro disse: “Non fermarti, cagna”.

Lasciò che il liquido uscisse in un rapido sgocciolio. Sentirlo scorrere nella bocca di Pietri la eccitò molto più del previsto. Dopo l’uscita dell’ultima goccia, chiuse la bocca e deglutì.

È stato proprio un bel lavoro” dissi facendo i complimenti alla mia schiava

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