il lento scivolare di una coppia nell’abisso della sottomissione: epilogo

Ivana e Marco con le loro compagne di sventura vennero scortati durante l’itinerario dall’aeroporto alla villa di mistress Maria e del marito da una giungla di guardie private che subito fecero capire loro che non avevano nessuna possibilità di fuggire in quanto avevano corrotto le autorità locali di polizia, cosa che peraltro non era stata molto difficile dato il mancato pagamento dello stipendio a questi da parte dello stato greco.

Una volta arrivati dentro la villa Maria spiegò loro quale sarebbe stato il loro destino: Marco che aveva qualità dominanti che si erano manifestate nell’eccitazione al ristorante per l’umiliazione della moglie e per essere riuscito a resistere alla pipì in aereo, sarebbe diventato un master di lusso per ricche donne manager occidentali che per divertirsi amano fare le schiave di bei masteroni avvenenti, mentre Ivana, Luana, Carolina, Jessica e Jennifer avrebbero fatto le schiave dentro l’harem di qualche riccone arabo.

Lo sconforto si colse improvviso e chiaro negli sguardi funerei che si diedero Ivana e Marco che capirono anche che non avevano nessuna possibilità di fuggire dai loro aguzzini.

Maria continuò spiegando che sarebbero stati nella villa per quindici giorni il periodo di fare di Marco un master perfetto e delle ragazze delle schiave perfette per gli appetiti e le perversioni degli arabi.

La prima cosa che Marco dovette fare in questo inizio di addestramento fu quella di punire sua moglie e le altre schiave per essersi fatte la pipì addosso in aereo e non essere riuscite a resistere.

Le ragazze vennero completamente spogliate e venne data a Marco una frusta bull whip meglio conosciuta come la frusta di Zorro e Indiana Jones e cominciò a frustare con trenta colpi a testa prima Jessica, poi Jennifer, poi Luana, Carolina. Quando arrivò a sua moglie Ivana Marco si fermò un attimo a pensare e poi senza colpo ferire frustò anche sua moglie. Le ragazze dopo le frustate pensavano che il peggio era passato, invece la punizione per essersela fatta addosso in aereo non era finita, infatti Mistress Maria consegnò a Marco degli attaccapanni del tipo che si usano per attaccare le gonne, solo che in questo caso vennero attaccati ai capezzoli delle donne, poi furono messi dei pesi sopra gli attaccapanni che si staccarono dai capezzoli delle donne.

Dopo questa punizione tutti gli schiavi vennero portati nelle loro stanze e quando Mistress Maria e suo marito si allontanarono Ivana assalì Marco contestandogli come avesse potuto frustare e torturare senza colpo ferire e anche con un briciolo di piacere lei sua moglie, la compagna di una vita? Marco rispose che il loro matrimonio è finito con la sconfitta nella partita a poker e che poi aveva capito la sua vera natura che era quella di un master e che bisognava prendere atto della realtà che ormai era diventata quella che era diventata e non bisognava girarci intorno. Ivana a questo punto guarda Marco con un occhiataccia che da un lato sembra dire bastardo come sei potuto diventare così dall’altro sembra riconoscere che quello detto da Marco è più che vero.

L’indomani sarebbe stato sicuramente un altro giorno per le ragazze in quanto Marco si sarebbe aggiunto ai loro aguzzini.

Marco che ormai era diventato Master Marco era stato separato da quella che era sua moglie, da quella che era stata il suo grande amore perdendo anche la speranza di poterla rivedere o conciliarsi con lei in futuro.

Il suo destino o meglio quello che i suoi aguzzini avevano deciso diventasse il suo destino era risiedere in una grande villa dove avrebbe dovuto addestrare quelle che sarebbero diventate le schiave modello di vecchie pervertite o di vecchi sadici.

Mistress Maria lo portò a destinazione dicendo a Marco che quella sarebbe stata la sua residenza fino alla fine dei suoi giorni, ma che col lungo andare si sarebbe abituato all’idea di essere un educatore di schiave e si sarebbe pure divertito.

Per due giorni Marco venne lasciate in pace nella sua stanza ed ebbe modo di riposarsi dal viaggio e di pensare come era cambiata la sua vita, di come sarebbe diventata e di cosa avrebbe dovuto fare.

Quello che lo sconvolgeva era che da oggi in avanti sarebbe stato un mezzo attraverso cui quelli che erano stati gli aguzzini della sua famiglia avrebbero potuto ridurre altri nelle stesse condizioni.

Dopo due giorni iniziò quella che sarebbe stata la sua nuova attività: Mistress Maria gli portò due donne una sulla cinquantina e l’altra sulla ventina madre e figlia che avevano perso tutto al gioco ed ora per onorare il loro debito avrebbero dovuto diventare le schiave del barone che aveva pagato i loro debiti di gioco.

Pochi minuti dopo, entrò il barone facendo presente che voleva assistere all’addestramento. Per prima cosa Marco ordinò alle due donne di restare in mutandine e reggiseno. Le due si spogliarono subito senza esitazioni sapendo benissimo che non avevano altra scelta. A quel punto Marco si avvicinò alla madre che era una donna non tanto alta, ma con due enormi zinne probabilmente una sesta misura e cominciò a tirare i capezzoli con le unghie, la donna a quel punto cominciò a urlare dal dolore, ma Marco non si fece impressionare anche perché sapeva che se non le avesse addestrate a dovere quello che avrebbe subito delle brutali conseguenze sarebbe stato lui e infatti disse alla donna che non le era stato dato nessun permesso di esternare le sue sensazioni. Marco poi fece lo stesso trattamento alla figlia che invece era molto più proporzionata, essendo infatti alta circa 1,80 cm per una quarta di reggiseno e un bel sederino a mandolino.

Alla ragazza Marco ordinò subito di togliersi le mutandine, infatti il buchetto del sederino sembrava assai stretto quasi come non avesse mai avuto rapporti anali e voleva controllare meglio. Marco mise allora due dita dentro il sederino e si rese conto che il buchetto era talmente stretto che probabilmente era vergine. Allora per umiliare la ragazza pensò di prendere una radice di zenzero una sorta di dildo naturale, ma con proprietà urticanti molto elevate e di metterla nel sederino della ragazza lasciandolo circa quindici minuti ovviamente senza lubrificazione.

Fin dal momento successivo in cui la radice venne introdotta nel sedere, la ragazza urlò dal dolore per il bruciore cosa che fece urlare la madre verso Marco:” ma cosa stai facendo bastardo, ma non ti vergogni a trattare una ragazzina in quel modo alla tua età? Potrebbe essere tua figlia….”, Marco con sobrietà disse alla donna che sarebbe stata severamente punita in quanto non avrebbe più dovuto azzardarsi a una frase del genere, di una gravità inaudita per una schiava, a quel punto il barone sorrise in modo beffardo verso la donna.

Lo strazio che questa povera ragazza aveva dovuto subire durò circa quindici minuti che per lei furono interminabili, Marco dopo circa cinque minuti per aumentare il dolore della povera ragazza le strinse i capezzoli con le unghie cosa che le fece muovere il sedere e conseguentemente aumentare il potere urticante dello zenzero. Quando tolse lo zenzero dal sederino per la ragazza fu una liberazione che la fece quasi svenire.

A questo punto Marco con sorriso beffardo disse che per la figlia la prima lezione di addestramento poteva considerarsi conclusa e poteva essere riaccompagnata nei suoi alloggiamenti, mentre la madre sarebbe restata per essere punita.

Marco allora ordinò alla donna di appoggiarsi alla spagliera che era nella stanza e cominciò a frustarla con una stecca di bambù in trenta interminabili colpi che produssero delle piaghe e dei dolori lancinanti sul sedere della donna che non era neanche più in grado si sedersi dal dolore che aveva. Finita la punizione Marco disse che anche per la madre era finita la prima lezione, ma che andava divisa dalla figlia perché questa non subisse la sua influenza ribelle.

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