Monica la mia nuova schiava: l’impiegata del commercialista bavoso 2

Come eravamo d’accordo nel fine settimana, Monica era esentata dalla schiavitù e poteva frequentare tranquillamente il fidanzato.
Il rapporto di Monica col fidanzato era pessimo soprattutto dal punto di vista sessuale e capii fin da subito che la mia nuova schiava cercava solo il modo di lasciarlo senza farlo soffrire.
Mi raccontò che il ragazzo soffriva di eiaculazione precoce, i loro rapporti si risolvevano in una penetrazione di due minuti, finiti i quali lui sborrava non facendola godere per nulla, dopo di che lui le chiedeva se le era piaciuto e lei per non farlo stare male non poteva che dire di si.
Non poteva fargli pompini, perché dato che sborrava alla velocità di un coniglietto non riusciva a resistere più di trenta secondi, dopo di che non avrebbe potuto penetrarla neanche nel modo insoddisfacente con cui lo faceva. Ovviamente la sensibilità di capire che la sua ragazza non godeva affatto e di sopperire facendola godere con un cunnilingus non era nelle sue corde. Sarebbe il prototipo perfetto di schiavo a cui qualche mia amica mistress piace mettere la gabbietta per impedire anche quelle piccole sborratine che fa.

Sul lavoro invece successe qualcosa di profondamente imbarazzante per Monica con il commercialista bavoso. Lunedì mattina lavorava nell’ufficio del capo, a un certo punto sentì il bisogno di andare in bagno, ma non si trattava di solo pipì. Una volta arrivata si accorse della brutta sorpresa: era sparita la chiave per chiudere il bagno.
Il bavoso come al solito si mise dietro la porta del bagno e Monica come al solito lo implorava di lasciarla stare, di non entrare quasi piangendo. Lui effettivamente nei primi momenti stette dietro la porta.
Dopo un po’ però, mentre Monica spingeva per fare la cacca, aprì la porta e la guardò. Lei non aveva ancora fatto tutti i suoi bisogni, mentre il bavoso del suo capo che la guardava, fu una cosa estremamente umiliante, lo implorò piangendo di andarsene, di chiudere la porta, ma lui non fu per nulla scosso dal suo implorare.
Il commercialista bavoso le disse “sei sempre senza slip e non vuoi farti guardare qui? Dai che ti piace farti vedere, mentre fai la popò.”
A Monica venne quasi da piangere, aveva gli occhi lucidi per la vergogna, lo pregava di chiudere la porta, ma lui non lo faceva.
Dopo qualche minuti riuscì a superare la vergogna, a spingere finendo di cagare, il capo bavoso era visibilmente eccitato, il suo cazzo era duro come il marmo, Monica era terrorizzata che potesse tirarlo fuori da un momento all’altro.
Il giorno dopo il commercialista bavoso la chiamò nel suo ufficio, porgendole una busta con dentro duecento euro e le accarezzò il culo, dicendole che avrebbe potuto averne degli altri, voleva vederla più spesso in bagno e che più lo farà più riceverà regali.
La sera andai a trovare Monica per iniziare il suo addestramento e mi confidò che si sentiva denigrata, ma sempre meglio di quello che le faceva fare il suo ragazzo.
La accompagnai nel soggiorno dove sarebbe iniziato il suo addestramento. Presi tre mollette da bucato ne pinzai due sui capezzoli e una sul clitoride. Si vedeva chiaramente che era la prima volta dalle urla di dolore, le sue smorfie erano fantastiche per un sadico come il sottoscritto, vedere il dolore nei suoi occhi era terribilmente eccitante. Accanto al dolore però si era anche parecchio eccitata i capezzoli erano diventati dritti come chiodi e il clitoride molto gonfio, probabilmente la voglia estrema di essere sottomessa, le voglie represse che il fidanzato non soddisfava e le esperienze con il bavoso del suo capo avevano avuto un certo effetto sul suo corpo giovane e voglioso.
Fui costretto però a punirla per non aver trattenuto le mollette per il tempo che avrei voluto e le ordinau di chiedere scusa in ginocchia sopra il sale grosso.

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